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lunedì 16 settembre 2024
 
 

Australia, niente sconti agli immigrati clandestini

17/07/2013 

Sebbene abbia fatto del multiculturalismo la propria bandiera, l'Australia non fa sconti ai migranti illegali. Nella terra dei canguri il reato penale di clandestinità non esiste, ma per chi entra nel Paese senza documenti Canberra ha messo a punto una soluzione unica al mondo.
Si tratta della delocalizzazione delle carceri, la cosiddetta Pacific Solution. In altri termini, pagare altri Paesi per ospitare i centri di detenzione in cui vengono rinchiusi i richiedenti asilo che arrivano sulle coste australiane via mare, quasi sempre a bordo di barconi provenienti dall'Indonesia. Risultato?
I migranti si ritrovano per anni in carcere, senza la possibilità di ricevere visite, e soprattutto senza sapere quale sarà il loro futuro.
Una pratica già condannata più volte dalle organizzazioni umanitarie, che accusano l'Australia di non rispettare la convenzione dell'Onu sui rifugiati. Negli ultimi anni Sydney e Melbourne sono diventate le destinazioni prescelte soprattutto da afgani e iracheni, popoli le cui nazioni sono state devastate da guerre combattute, tra gli altri, dallo stesso esercito australiano. Viaggi interminabili attraverso l'Asia, fino ad arrivare in Indonesia ed imbarcarsi con destinazione Christmas Island, primo avamposto australiano per chi arriva da nord.

Di fronte ad un aumento degli sbarchi illegali, la risposta di Canberra è stata dura. La Pacific Solution prevede di spedire i richiedenti asilo in centri di detenzione situati nell'isola-stato di Nauru e a Manus Island, territorio della Papua Nuova Guinea. Due minuscole isole tropicali dell'Oceano Pacifico, dove non sono ammessi avvocati né giornalisti.
La politica è stata istituita un anno fa dai laburisti (un esperimento del genere era stato già tentato in precedenza da un Governo conservatore) con l'obiettivo ufficiale di scoraggiare i viaggi in mare dei migranti. Com'è andata? Male, dicono i dati. La possibilità di essere rinchiusi fuori dal territorio australiano non ha rappresentato un deterrente per chi scappa da guerra e povertà. Invece di diminuire, gli sbarchi sono aumentati.
Dai 4.500 del 2011 si è passati ai 17mila del 2012 (anno dell'introduzione della legge). E quest'anno potrebbero essere ancora di più, visto che da gennaio a giugno sono già arrivate via mare oltre 11mila persone. Numeri alla mano, i liberali, ora all'opposizione, hanno accusato il Governo di inefficienza. La loro proposta? Fermare le barche in mare e rispedirle in Indonesia. Il neo premier laburista Kevin Rudd sostiene invece la necessità di continuare sulla strada attuale, stringendo accordi di cooperazione con l'Indonesia per far sì che sia Giacarta ad arrestare il flusso. Tutto questo mentre la scorsa settimana sono state denunciate le condizioni in cui vivono i richiedenti asilo australiani: tutti quelli detenuti a Manus Island mostrano sintomi da ansia e depressione, ha fatto sapere l'Unhcr, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati.

 
 
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