E' festa nell'aula Paolo VI. Il coro dell'Acr canta «prendimi per mano, guarda com'è bello stare insieme...».
Sul maxi schermo scorrono le immagini delle sperienze parrocchiali
dell'associazione. Tra il pubblico si applaude e si partecipa. Rosario
Carello fa da conduttoredella mattinata conclusiva della XV assemblea nazionale dell'Azione cattolica che ha avuto per tema "Corresponsabili della gioia di vivere".
«Cari sacerdoti, non siete soli. Questa gente, la vostra gente, vi
vuole bene», dice il cardinale Angelo Bagnasco in attesa dell'arrivo del
Papa. Parla agli assistenti di Azione cattolica e agli oltre mille
delegati, uditori, ospiti che hanno partecipato all'assemblea.
Il presidente uscente, Franco Miano, ringrazia tutti i presenti e «ogni luogo dove ha sede un gruppo di Ac» e spiega che «siamo con la Chiesa per servire il Signore e per essere accanto ai nostri fratelli, prima di tutto quelli che soffrono.
Siamo con la nostra Chiesa e vogliamo cambiare il nostro Paese,
metterci a servizio della Chiesa e dei nostri centri piccoli e grandi».
Al termine dei tre giorni di assemblea, che ha eletto il nuovo consiglio
di presidenza, e in attesa della nomina del nuovo presidente che la Cei
dovrebbe formalizzare nell'assemblea del 18 maggio, l'Azione cattolica
fa il punto sull'ultimo triennio. Un percorso, recita il documento finale approvato dai delegati, «ricco d’incontri e di esperienze, in cui abbiamo davvero potuto intessere legami di vita buona».
L'associazione, è l'impegno per il futuro, «vuole farsi carico, insieme
alla Chiesa italiana, delle attese di questo tempo, segnato dalla
scomparsa degli umanesimi ideologici che hanno caratterizzato la cultura
del Novecento. Ancor più oggi la fede costituisce la strada per
recuperare tutta l’ampiezza della ragione umana e orientarla al bene
comune».
Impegni anche concreti, sul tema del lavoro, dell'accoglienza, dei bisogni degli ultimi. E anche contro le mafie. «Contro la malavita organizzata vogliamo essere buonavita organizzata» è uno dei passaggi del documento finale.
Un'associazione ancora vivace alla quale papa Francesco affida in
particolare le parrocchie segnate da chiusure e stanchezze. «La
parrocchia è per noi il luogo dove ci si chiama per nome», aveva detto
nel saluto iniziale il presidente Miano richiamando anche il carattere
popolare dell'Azione cattolica. «Una famiglia grande e bella sulla
quale Lei può contare», aveva aggiunto monsignor Mansueto Bianchi, nuovo
assistente generale.
«Voi laici di Azione Cattolica», dice il Papa, « siete chiamati a rinnovare la
scelta missionaria, aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla
Chiesa ed espressione di una nuova giovinezza dell’apostolato laicale.
Tutto in chiave missionaria». Le «parrocchie stanche, le parrocchie chiuse hanno bisogno del vostro entusiasmo apostolico, della vostra piena
disponibilità e del vostro servizio creativo. Si tratta di assumere il
dinamismo missionario per arrivare a tutti, privilegiando chi si sente
lontano e le fasce più deboli e dimenticate della popolazione. Si tratta
di aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori. Quante volte
abbiamo Gesù chiuso nelle parrocchie, non usciamo fuori e non lasciamo
uscire lui perché vada almeno lui. Si tratta di una chiesa in uscita,
sempre una Chiesa in uscita».
E all'Ac il Papa affida tre verbi. «Il primo è: rimanere. Vi invito a rimanere con Gesù, ma non per rimanre chiusi. Per essere annunciatori e testimoni di Cristo occorre rimanere anzitutto vicini a Lui».
Secondo verbo: «Andare. Mai un'azione cattolica ferma, per favore. Andare e per le strade delle vostre città e dei vostri paesi, e annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per questo la vostra vita è cambiata: si può vivere da fratelli, portando dentro una speranza che non delude. Ci sia in voi il desiderio di far correre la Parola di Dio fino ai confini».
E infine gioire. «Gioire ed esultare sempre nel Signore! Essere persone che cantano la vita, che cantano la fede. Cantare la fede. Questo significa dire la fede con gioia. e questo non lo dico io, lo ha detto già Sant'Agostino».
Con questi tre atteggiamenti: rimanere in Gesù, andare ai confini e vivere la gioia dell’appartenenza cristiana, «potrete portare avanti la vostra vocazione, ed eviterete la tentazione della “quiete”, che non ha niente a che fare con il rimanere in Gesù; evitare la tentazione della chiusura e dell’intimismo, di una fede edulcorata; e la tentazione della serietà formale. Evitando queste tentazioni eviterete di portare avanti una vita più simile a statue da museo che a persone chiamate da Gesù a vivere e diffondere la gioia del Vangelo. Non siate mai statue da museo», conclude il Papa tra applausi e ringraziamenti festanti.