Alberto Bagnai è professore di Politica economica all’Università di Pescara, oltre che presidente del centro studi "A/Simmetrie" e opinionista del Fatto Quotidiano. È l’autore del libro che viene considerato una sorta di testo sacro della crociata contro la moneta unica: “Il tramonto dell’euro. Come e perché la fine della moneta unica salverebbe democrazia e benessere in Europa”. Per lui la Grexit, cioè l’uscita della Grecia dall’Eurozona, permetterebbe alla Grecia di rilanciare la propria economia.
La Grexit avrebbe vantaggi per gli Stati europei?
Mi sembra fuori luogo preoccuparsi dei vantaggi per noi a fronte di una simile tragedia umanitaria. Il cristianesimo nel quale mi riconosco eleva la carità, non i vantaggi materiali, a valore fondamentale. Carità intesa come totale disponibilità ad accogliere le ragioni dell'altro. Quando le altrui ragioni vengono sistematicamente distorte dalla menzogna, la carità muore. Per questo Benedetto XVI ha ricordato che la carità si trova nella verità. Non sono cristiane le immonde menzogne razziste sui greci diffuse da tutti i media italiani. Per veder smontate queste menzogne dobbiamo rivolgerci ai giornali della finanza internazionale, come il Wall Street Journal, dove è stato dimostrato, ad esempio, che non è vero che le pensioni greche fossero troppo generose, o i dipendenti pubblici in numero eccessivo. Il vicepresidente della Bce lo ha detto: la spesa pubblica non c’entra, la crisi greca è una crisi di debito privato, causata dall’imprudenza delle grandi banche del Nord. Se non si parte dalla diagnosi corretta, ogni ragionamento su costi e benefici è inutile. Peraltro, la menzogna è già costata al contribuente italiano 50 miliardi: quei miliardi corrisposti al fondo “salvastati”, che sono in realtà andati a rimborsare prestiti incauti di banche tedesche e francesi a cittadini e imprese greche. Lo ricordava Il Sole 24 Ore il 18 febbraio scorso.
E per la Grecia abbandonare l’euro avrebbe vantaggi?
Svalutando la Grecia realizzerebbe quell’abbuono di debiti che i creditori non vogliono concederle, e darebbe fiato all'economia rilanciando il turismo e le altre attività, riuscendo così a generare redditi per saldare i debiti residui.
Da un lato la Grexit è usata come minaccia verso la Grecia ma al contempo pare una minaccia per gli Stati europei. Sembra che alla fine tutti siano obbligati a trovare comunque un accordo. A Suo avviso la Grexit è un'ipotesi reale e concreta o solo astratta?
I lettori accetteranno l’idea che una cosa umana non possa essere eterna. L'euro è umano, come lo fu un altro idolo, il vitello d’oro. In quanto tale è passeggero, per cui l'uscita dalla Grecia è ipotesi concreta.
Olivier Blanchard, il capo economista del Fondo monetario internazionale, ha detto che “un'uscita della Grecia dall'euro sarebbe costosa e dolorosa” per il Paese, mentre il resto dell'Europa “è in una posizione migliore per gestire” la possibilità di una Grexit. È d'accordo?
Blanchard è un sepolcro imbiancato. Ha avallato piani di salvataggio falliti, perché basati su presupposti che lui stesso aveva dimostrato essere falsi. In altri termini, ha fatto deliberatamente il male. Da cristiani, dobbiamo avere per lui la compassione di fra Cristoforo per Don Rodrigo.
In modo sintetico quali sono i punti al centro della trattativa tra Europa e Grecia?
Il punto è ideologico. L'Unione Europea difende ideologicamente un modello di capitalismo mercatista che schiaccia i valori dell'umanità: quel capitalismo affermato dal Trattato di Maastricht e deprecato dalla Caritas in veritate.
Qual è il suo giudizio sul premier greco Tsipras?
Un politico che ha fallito perché ha ignorato il rispetto della verità, mentendo al suo popolo sulla vera causa della crisi: la decisione, errata, di entrare nell’Eurozona.