La gente è “stremata e non può più attendere”. L’analisi del cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani, è severa e suona come un ultimatum alla politica e agli imprenditori. Il cardinale ha aperto con la sua prolusione la sessione autunnale del Consiglio permanente lanciando una sorta di ultimatum alla politica, alla finanza e ai capi delle imprese per “fare rete” e cambiare le cose. Bagnasco ha parlato di “occupazione difficile”, “fisco predatorio”, “burocrazia asfissiante”. Ma secondo Bagnasco è la “paura diffusa di fare i passi sbagliati” a “non creare lavoro”.
Un passaggio della prolusione è dedicato al prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia. Bagnasco ha sottolineato che “sarebbe gravemente fuorviante ridurre i lavori del Sinodo, come sembra essere indotto dalla pubblica opinione, alla prassi sacramentale dei divorziati risposati”.
Ci sono infatti sfide più ampie che coinvolgono “l'educazione all'amore che non è pura emozione, la consapevolezza del sacramento del matrimonio e della sua grazia, la preparazione al matrimonio come cammino di fede, la coscienza che l'amore di coppia chiede di essere difeso, alimentato e risanato quando viene ferito, la difficile educazione dei figli, l'armonizzazione dei tempi della famiglia e quelli del lavoro, le situazioni di separazione e divorzio, le convivenze”. Bagnasco ha rilevato che “la famiglia non è una questione privata ma pubblica, è un bene non solo per la coppia ma per tutti. Non c'era bisogno di una crisi così grave e perdurante per riconoscere che la famiglia naturale è veramente il presidio della tenuta non solo affettiva ed emotiva delle persone, ma anche sociale ed economica.
Per questo invitiamo le famiglie a farsi protagoniste della vita sociale attraverso reti virtuose: reti nazionali e internazionali che diventino interlocutori con gli organi dello Stato e con il mondo imprenditoriale. Nel segno della sussidiarietà, costruire buoni e incisivi legami aiuta a rappresentare meglio la realtà e a partecipare alla costruzione di risposte eque ed efficaci ai gravi problemi della famiglia oggi”.
Il cardinale ha anche riferito che la riforma sulla nomina del presidente della Cei, che sarà scelto dal Papa all’interno di una terna votata dai vescovi italiani, ha avuto l’approvazione della Santa Sede. Ma i nuovi statuti andranno in vigore “per espressa volontà del Pontefice” al termine del suon mandato. Bagnasco dunque resterà presidente della Cei fino al 2017.