Il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, il giorno dopo l’incontro tra i vescovi italiani e il Papa, spiega e precisa quanto aveva detto Bergoglio circa il dialogo con la politica, affidato ai vescovi. Ai giornalisti ha detto che “il rapporto con la politica e le istituzioni affidata alle Conferenze episcopali è una regola, mai abrogata né in toto né in parte per nessuno”. Il riferimento del cardinale è al motu proprio “Apostolos suos” del 21 maggio 1998 di Giovanni Paolo II. Bagnasco ha aggiunto che “altri interventi o sono del magistero ufficiale e valgono per tutti, altrimenti sono auspici o eccezioni”.
Il riferimento chiarissimo è alla lettera che nel 2007 il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, indirizzo allo stesso Bagnasco appena nominato da Benedetto XVI alla guida della Cei, nella quale “circa i rapporti con le istituzioni politiche” assicurava la “cordiale collaborazione e la rispettosa guida della Santa Sede”. Ieri Bagnasco ha fatto riferimento alle lettera, ma non ha mai nominato il cardinale Bertone e ad una domanda precisa ha risposto che per lui quella lettera era “un auspicio” e non “un’eccezione”, semmai “una disponibilità a sostenere” il ruolo della Cei. Il presidente della Cei ha spiegato che le parole del Papa di ieri vanno intese con preciso riferimento al motu proprio di Wojtyla. Bagnasco ha anche ribadito la preoccupazione dei vescovi e la sua personale per la crisi, riferendosi soprattutto alla disoccupazione e alle difficoltà dell’industria italiana, per la quale chiede investimenti reali e non solo interventi sul piano della finanza. “Rischiamo di perdere i nostri gioielli, che invece non devono essere venduti. L’approccio esclusivamente finanziario ai problemi dell’industria limita il rilancio e lo sviluppo”.
I vescovi della Cei hanno definito anche il titolo del prossimo convegno ecclesiale nazionale che si svolgerà a Firenze nel 2015: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.