«La globalizzazione dev’essere regolamentata secondo giustizia, evitando che essa si configuri come l’espressione d’interessi particolari imposti universalmente». Il cardinale Angelo Bagnasco, aprendo i lavori dell’XI Forum per il progetto culturale della Cei, in corso da oggi e fino a domani primo dicembre, ha ribadito che «si tratta di globalizzare l’umano: cioè di far emergere la creaturalità di tutti e di ciascuno, fatto che costituisce il fondamento di ciò che davvero può essere detto universale».
Il tema scelto per il Forum, Processi di mondializzazione, opportunità per i cattolici italiani, ha dato l’opportunità al presidente della Cei di ricordare che «non bisogna assolutizzare l'economia, dal momento che essa è solo un aspetto e una dimensione della complessa attività umana». Non solo, il cardinale ha sottolineato che quella economica è solo «un elemento della libertà umana». Quando la libertà economica prende il sopravvento, cioè «quando l’uomo è visto più come un produttore o un consumatore di beni che come un soggetto che produce e consuma per vivere, allora perde la sua necessaria relazione con la persona umana e finisce con l'alienarla ed opprimerla».
L'alienazione, ha insistito il cardinale, «avviene ogni qual volta la persona si trova presa, e anzi soffocata, tra i due poli dello Stato totalitario e del mercato».
Ma la «convivenza tra gli uomini non è finalizzata né al mercato né
allo Stato, poiché possiede in se stessa un singolare valore che Stato e
mercato devono servire».
Il cardinale Bagnasco ha poi citato sia Giovanni Paolo II che Paolo VI sottolineando la continuità tra la Centesimus annus e la Populorum progressio. In particolare, Bagnasco ha ricordato che papa
Montini «chiedeva di configurare un modello di economia di mercato
capace d'includere, almeno tendenzialmente, tutti i popoli e non solamente quelli più attrezzati. Chiedeva che ci si impegnasse a promuovere un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti avessero qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisse un ostacolo allo sviluppo degli altri».