Balduzzi: «Ora il Governo bonifichi l'Italia» 21/11/2014 Parla il costituzionalista già ministro della Salute nel governo Monti che aveva riportato in primo piano la lotta all’amianto: «I soldi ci sono. E non trascuriamo la ricerca: il nostro Paese è diventato capofila in Europa per la ricerca sul mesotelioma» 0 0 0 Invia ad un amico Riduci carattere Ingrandisci carattere Stampa la pagina Alberto Bobbio Il professor Renato Balduzzi, docente di diritto costituzionale, attualmente membro laico del Consiglio superiore della Magistratura, da ministro della Salute del governo Monti aveva riproposto all’attenzione del Paese il dramma dell’amianto. Balduzzi abita ad Alessandria e il dramma di Casale Monferrato l’ha sempre percepito come suo e molti suoi amici sono morti di mesotelioma. Ora commenta la sentenza della Cassazione con una velo di amarezza: «Speravo che diritto e giustizia potessero incontrarsi virtuosamente, ma non è accaduto». Prescrizione inevitabile? «È un istituto che ha la sua ratio fondante nel tempo. Ma alcuni fatti proprio con il tempo aumentano la propria valenza lesiva. Ed è il caso di Casale». Lei da ministro ha riproposto il tema dell’amianto. «E non è stato facile dopo anni di depistaggi e disinformazione. La fibra mortale è impalpabile come la consapevolezza del dramma. Le morti per amianto erano finite in un cono d’ombra e il governo Monti ha avuto il merito di riportare la questione all’attenzione nazionale. Il Consiglio dei Ministri dei 21 marzo 2013 aveva approvato il Piano nazionale delle bonifiche che ottenne l’appoggio, oltre che del ministero del Lavoro e dell’Ambiente, anche dell’Economia, che avrebbe trovato i soldi necessari». Renato Balduzzi. Che fine ha fatto quel piano? «Da un anno e mezzo galleggia tra Ministeri e Regioni. L’unica parte che si sta realizzando è quella sanitaria e l’Italia è diventata capofila in Europa per la cura e la ricerca sul mesotelioma. Ma il Governo deve ancora dare efficacia alla parte che riguarda le bonifiche. Il fatto di aver autorizzato nello Sblocca Italia il Comune di Casale a sforare il Patto di stabilità non deve essere una gesto simbolico per una comunità che soffre, ma una precisa scelta politica che deve valere per tutti i territori da bonificare». Ma ci sono i soldi per le bonifiche? «Sì, ma dire che non si possono spendere perché l’Europa ce lo impedisce è qualcosa che la gente non capisce. L’amianto è nocivo adesso e in futuro, porta drammi nelle famiglie di chi muore e spese per la collettività». Perché abbiamo dimenticato l’amianto per molto tempo? «A Casale nessuno ha mai dimenticato. Se non fosse stato per il procuratore Guariniello, che saggiamente ha costruito una memoria anche giudiziaria, e per la cocciutaggine dei casalesi l’oblio sarebbe sceso sulla tragedia. Adesso c’è un dovere politico e giuridico, oltre che morale, che impone di andare avanti e di portare la vicenda fianco alla Corte di giustizia europea e alla Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo».