In
preghiera nel cuore della notte, davanti alla Sindone. Circa 6.500
giovani hanno animato a Torino la “Notte bianca della fede”, una
forma particolare e inedita di pellegrinaggio, quasi una movida dello
spirito che inizia sulle orme dei Santi Sociali piemontesi per poi
concludersi davanti al mistero dell'immagine impressa sul Sacro Lino.
L'iniziativa è nata da una richiesta della diocesi di Milano e dalla
collaborazione con Turin For Young, il progetto ideato dalla
pastorale giovanile diocesana e salesiana di Torino per l'ostensione
della Sindone 2015. Circa 3.300 adolescenti sono arrivati dal
capoluogo lombardo, ma c'erano molti ragazzi piemontesi e veneti,
friulani, marchigiani.
Alle
due di notte i primi pellegrini hanno cominciato a sfilare davanti
alla teca contenente il prezioso telo ed escono dal duomo di san
Giovanni Battista. Intorno il silenzio irreale di una città
addormentata. Il flusso continuerà ininterrotto per diverse ore,
fino all'alba. Sulla porta del Duomo incontriamo don Luca Ramello,
direttore dell'Ufficio di Pastorale Giovanile della Diocesi di Torino
e promotore, insieme con il suo omologo milanese don Samuele Marelli,
della notte bianca. È lui a spiegare il significato di una proposta
così insolita. «Spesso associamo alla notte immagini e sentimenti
negativi: la paura, l'incertezza, lo sconforto, il peccato. Però noi
non vogliamo restare fermi nel buio: vogliamo camminare, alla
ricerca delle lame di luce che possono squarciarlo. Questo è il
percorso che anche la Sindone ci invita a compiere, dalle tenebre
dell'angoscia e della sofferenza alla luce della risurrezione».
«Sono
rimasto colpito – aggiunge don Ramello – dalla consapevolezza e
dalla partecipazione con cui i ragazzi stanno vivendo il
pellegrinaggio». C'è in effetti un tratto distintivo in questa
pacifica e festosa invasione del centro storico: come tanti loro
coetanei i giovani della Sindone chiacchierano, scherzano, si
guardano intorno con gli occhi fisici e con quelli virtuali dei loro
telefonini. Però sanno anche regalarsi istanti unici di
raccoglimento e di silenzio. Spiccano nel serpentone in movimento le
magliette verdi con la scritta “Animatore”, quasi una 'divisa'
per chi si impegna in oratorio.
Giulia
e Laura, due amiche quindicenni, sono partite dalla parrocchia di
Sant'Eustorgio ad Arcore, insieme a una cinquantina di adolescenti.
Sono contente di una notte «diversa, intensa e coinvolgente, della
quale non vogliamo sprecare nulla». Accompagna il gruppo don Marco
Taglioretti, viceparroco, che ci dice: «Così i ragazzi si
confrontano con una dimensione ecclesiale ampia, che va al di là dei
confini dell'oratorio. Questo non può che far loro bene».
Stefano,
24 anni, è capo scout nella parrocchia di San Massimiliano Kolbe a
Grugliasco (comune della cintura torinese). Aveva già visitato la
Sindone nel 2010, ma è ritornato «per guardarla con occhi diversi e
con una consapevolezza che forse cinque anni fa non avevo». Del
pellegrinaggio gli resterà dentro soprattutto «il clima di
preghiera che si è creato durante il percorso di avvicinamento al
Duomo».
La
lunga notte dei giovani è iniziata poco dopo il tramonto, con una
festa a base di balli scatenati nello spiazzo antistante la
parrocchia del Santo Volto, un edificio di recente costruzione,
ispirato proprio alla Sindone. Da lì, a sera inoltrata si è snodata
la processione, aperta dalla Croce dei Giovani e diretta verso un
punto altamente simbolico: la Basilica di Maria Ausiliatrice, la
chiesa che custodisce le spoglie mortali di san Giovanni Bosco
(celebrato nel bicentenario dalla nascita) e che rappresenta il punto
di riferimento per la famiglia salesiana sparsa nel mondo. Lungo il
cammino i ragazzi hanno riflettuto sulla vita dell'uomo con le sue
tante notti: la tentazione dell'eccesso e dello “sballo”,
l'esclusione, la solitudine, i timori per il futuro. Raggiunto il
centro storico, si sono divisi in gruppi per incontrare alcune
esperienze di spiritualità e di accoglienza, legate ad altrettanti
luoghi. Attraverso il racconto di una persona disabile hanno
conosciuto la Piccola Casa della Divina Provvidenza (meglio nota coma
il Cottolengo); al Sermig (ex arsenale militare trasformato in luogo
di pace) si sono confrontati con la fraternità fondata da Ernesto
Olivero; al santuario della Consolata hanno ripercorso la vita del
beato Piergiorgio Frassati. Tutto questo è stato possibile anche
grazie a una straordinaria partecipazione delle forze dell'ordine,
dei volontari della Sindone e di numerose associazioni del
territorio.
In
cammino in mezzo ai ragazzi c'era anche monsignor Cesare Nosiglia,
arcivescovo di Torino. Lui che fin dal suo insediamento ha cercato un
rapporto diretto e informale con i giovani, invitandoli a chiamarlo
per nome, ha voluto segnare l'ingresso nella notte con un appello
forte: «Niente è più possessivo e coinvolgente dell'amore – ha
detto - Così è anche nei confronti di Gesù. Lui va
continuamente cercato, e chiede di permeare la mente, il cuore, i
pensieri e la vita di ogni giorno». Altrimenti la fede rischia di
diventare un gesto esteriore, come «lo sfondo in un teatro, che è
virtuale rispetto a quanto si sta svolgendo sulla scena della vita
reale».
«Siamo riconoscenti al Signore – ha concluso - di poter
vivere insieme questa notte e questi giorni, per gustare e
contemplare il suo amore più grande (questo il motto
dell'ostensione 2015, ndr) ed eleviamo a lui la nostra preghiera,
chiedendogli di fidarci di questo Amore e di viverlo verso tutti con
la stessa
intensità e fedeltà».