Il professore Roberto Cartocci
«Al polo del centrodestra berlusconiano si è sostituito il Movimento 5 Stelle con gli stessi ingredienti: proposta politica populista ed essenzialmente anti istituzionale basata su una piattaforma di tipo mediatico. Per Berlusconi era la televisione, per i grillini è internet». Questa l’analisi dei risultati dei ballottaggi tracciata dal politologo Roberto Cartocci, professore ordinario di Scienza della politica all'Università di Bologna.
La vittoria del M5S che ha conquistato Roma ed espugnato Torino è solo un episodio o il simbolo di uno scenario politico più ampio?
«Questa tornata elettorale non è un incidente di percorso o una parentesi ma rischia di prefigurare lo scenario politico dei prossimi anni. A ottobre ci sarà il referendum istituzionale e visti i numeri di queste elezioni il no alla riforma costituzionale rischia di vincere. L’Italia, in ogni caso, rappresenta un’anomalia nel contesto europeo. È vero che un po’ dappertutto in Europa soffia il vento dell’anti politica ma negli altri paesi europei partiti di protesta e anti tutto come quello di Grillo raggiungono il 10 per cento mentre i vecchi partiti se la passano male ma sopravvivono. Qui i grillini mirano al governo del Paese».
Anche i cattolici hanno votato per il M5S?
«Credo di sì. In queste elezioni nessuno dei candidati ha fatto riferimento ai valori cattolici che stanno a cuore alla Chiesa e seguono la Dottrina Sociale. Lo stesso Renzi non si presenta mai come un politico cattolico. Siamo in una congiuntura particolare, forse gli elettori cattolici non hanno giudicato un pericolo l’identità antisistema e populista dei grillini. In ogni caso, il blocco del mondo cattolico moderato che votava centrodestra oggi non ha nessuna difficoltà a votare M5S».
Per i grillini adesso arriva la prova del governo con i problemi concreti.
«Vedremo cosa succederà. In ogni caso siamo di fronte a un Movimento ideologicamente antisistema nella maniera più vecchia possibile, antimoderna, il mantra è dire no a tutto, anche ai vaccini per dirne una».