Mia nipote frequenta la seconda elementare. Nell’ultimo colloquio, le maestre hanno riferito che la bambina si mostra troppo insicura, si blocca sulla logica, in matematica è troppo lenta a fare i conti. Pure in inglese sembra avere molte difficoltà. Lei è molto sensibile e timida, comunque va volentieri a scuola e le piace studiare. Per quanto riguarda le amicizie è piuttosto selettiva e gioca con bimbi non troppo esuberanti, ma una volta vinta la timidezza le piace partecipare e giocare. Mamma e papà sono molto coinvolti nella sua crescita ed educazione. ROBERTA
— Cara nonna Roberta,presumo che le maestre, oltre a definire le difficoltà della bambina, nel colloquio vi abbiano anche dato consigli che potrebbero esservi utili per capire come aiutare la piccola. Come psicoterapeuta dell’età evolutiva do sempre enorme valore alle osservazioni dei docenti che segnalano ai genitori qualche problema dei loro giovani alunni. I docenti della scuola primaria hanno così tanta abitudine a osservare i bambini da rilevare in modo oggettivo e attendibile quelle situazioni che richiedono un’attenzione o un approfondimento particolare. Nel caso specifico della tua nipotina, mi confronterei anche con il/la pediatra di riferimento per capire se non sia il caso di attivare una valutazione per un disturbo specifico dell’apprendimento.
È spesso in seconda elementare, di fronte a situazioni come quelle che descrivi tu, che ci si domanda se alcune difficoltà riscontrate dai bambini nel loro percorso scolastico non siano da imputare a un problema di questa natura. Usi spesso, parlando di tua nipote, l’aggettivo “sensibile” e questo è un altro aspetto che eventualmente dovrà essere valutato. I bambini altamente sensibili hanno una soglia di tolleranza ad alcuni stimoli molto più bassa rispetto agli altri bambini e presentano, nelle dinamiche di socializzazione, aspetti similia quelli della tua nipotina. Vi direi di non rimanere “soli” e “impauriti” di fronte alle informazioni che la scuola ha condiviso con voi, ma di aprirvi a un confronto in cui chiedete agli stessi docenti e al vostro pediatra quali sono – secondo loro – i prossimi passi da fare. Molto meglio verificare con chi ha un’ottima conoscenza della vostra bambina e con cui dovrete necessariamente stringere un’alleanza e una collaborazione per sostenere al meglio la sua crescita.
In casi come questi, a volte ci si spaventa quando la scuola ci comunica un problema del nostro bambino, chiedendo di fare un approfondimento. Invece, penso che dovremmo considerare queste comunicazioni come delle opportunità molto valide per affrontare precocemente aspetti che, se non presi in carico, potrebbero dare ben altri problemi a lungo termine. Questa è la vera prevenzione.