Tra tutte le donne che hanno dato filo
da torcere a Silvio Berlusconi, lei
è quella che s’è beccata addirittura
un complimento: «Mi ha scatenato
l’inferno nel Milan. Ma è brava,
tosta. Forse non ha l’età, chissà». Sicuramente,
quando si tratta di fare entrate
a gamba tesa, lei è una che azzecca i
tempi, anche se un po’ nel genere “gamba
o pallone”.
Classe 1984, laurea in Filosofia al San
Raffaele, Barbara Berlusconi, B.B. come
è stata ribattezzata, ai primi di novembre
dell’anno scorso, con un comunicato
all’Ansa, ha sparigliato il delicatissimo risiko
di Arcore dando l’ultimatum al padre:
per il Milan decidi, o io o Galliani.
Berlusconi alla fine ci ha messo una pezza.
Ma scommettiamo che non durerà.
Troppo determinata, la terzogenita del
Cavaliere, per demordere.
Dell’impero di famiglia lei vuole
prendersi, per ora, il Milan. Il ruolo di
consigliere d’amministrazione con cui
era stata tacitata due anni fa non le basta
più: B.B. punta alla poltrona di massimo
dirigente e a rifondare il club.
A Marina
è andata la Mondadori (e, chissà, in futuro
anche Forza Italia), a Piersilvio Mediaset.
Qualche mese fa Barbara pare tifasse
perché la sorellastra traslocasse a
Palazzo Grazioli e liberasse un po’ di caselle
di peso nell’impero di Arcore. Delusa.
Per ora, almeno.
Telegenica, decisa, testarda, una pacchia
per i giornalisti a cui regala sempre
chicche polemiche, qualche love story da
esibire in copertina essendo però anche
mamma di due di figli, Edoardo e Alessandro,
B.B. è una che non ama affatto lavare
i panni sporchi in famiglia. Soprattutto
se in ballo c’è la sua scalata al potere.
«Immagino un mio futuro in Mondadori,
studio per questo, me l’ha chiesto
mio padre», azzardò nel 2009 suscitando
l’ira del Cavaliere e soprattutto, com’era
logico, di Marina.
«Dietro queste sparate c’è la madre»,
malignarono alcuni, cogliendo nel suo attivismo
le manovre di Veronica Lario già
in rotta con l’ex marito e paladina della
sorte dei figli. Sempre B.B., nell’intervista
a un settimanale, criticò la decisione
(di Marina e Piersilvio, guarda caso) di
non cedere Mediaset al magnate Murdoch.
Fino a osare l’inosabile sull’argomento
tabù per eccellenza: le feste del Bunga
Bunga.
«Per un politico», spiegò, «non
esiste confine tra pubblico e privato». Acqua
passata, pare.
La sentenza Mediaset che ha condannato
Berlusconi ha ricompattato le più
pugnaci tra le Berluscone, Barbara e
Marina, unite nella difesa intransigente
del Cav.
«Condanna infame e infamante,
mio padre ha fatto molto per l’Italia», ha
sentenziato B.B. fustigando tutti quelli
che «hanno finto di sposare le sue idee
politiche ma hanno agito per interesse
personale». Riallineata. E, per dirla con
suo padre, tosta come al solito.
Nella sua scalata al Milan B.B. ha pure
beneficiato, qualche tempo fa, dell’autorevole
benedizione di Cesare Prandelli,
ct della Nazionale: «È una brava manager,
ha fiuto, bisogna lasciar spazio ai giovani
».
Lei, tosta ma sorniona, incassa, accetta
i compromessi (vedi coabitazione
con Galliani) e si prepara. La dinasty di
Arcore è solo agli inizi.