Il libro di Bruno Barberis, Il caso Sindone non è chiuso.
Il “caso Sindone” sarà chiuso il giorno in cui avremo capito che cos’è esattamente e come si è formata l’immagine impressa sul lenzuolo. Il fatto che a oggi nessuno sia ancora riuscito a riprodurre un’impronta come quella della Sindone significa che c’è ancora molto da studiare». Il professor Bruno Barberis, autore insieme a Massimo Boccaletti del libro Il caso Sindone non è chiuso, in vendita con Famiglia Cristiana a soli 9,90 euro in più, è uno dei massimi esperti scientifici del Telo custodito nel Duomo di Torino che continua a inquietare i credenti e dividere gli scienziati.
- Sembra un oggetto semplicissimo eppure la scienza ancora balbetta. È così?
«L’uomo oggi è convinto di riuscire a spiegare quasi tutto. Bisogna spiegare come si sono formate le macchie di sangue: o qualcuno le ha messe con un pennello, ma visto che ci sono tracce di sangue di un vivo e di un cadavere avrebbe dovuto conoscere la differenza tra i due tipi di sangue, oppure ha trasferito le impronte di un cadavere sul Telo. In oltre cento anni di esperimenti e prove scientifiche sono state avanzate diverse ipotesi, nessuna di queste però è riuscita a ottenere come verifica sperimentale un’immagine che ha le stesse caratteristiche chimico-fisiche dell’impronta che vediamo sulla Sindone».
- Un punto di svolta è rappresentato dall’analisi del “carbonio-14”. Cos’è e cosa svelò?
«Risale al 1988 e fu considerata, un po’ frettolosamente, una sorta di prova regina sulla non autenticità della Sindone come se fino ad allora non fossero stati fatti altri esami scientifici. Come tutte le prove sperimentali, anche questa va presa con le pinze. L’esame consiste nel verificare la quantità di carbonio esistente in un oggetto per poterlo “datare” e stabilire l’epoca a cui risale. Analizzare un tessuto è molto complesso perché è una tipologia d’oggetto in cui bisogna valutare come è stato conservato e se ha subito contaminazioni di tipo biologico dal contatto con l’ambiente o altro. Non dimentichiamo che la Sindone è stata pesantemente danneggiata da un incendio nel 1432. Il risultato di questo esame datò il Telo tra il 1260 e il 1390 dopo Cristo, quindi all’epoca medievale».
- Dal punto di vista scientifico cosa non la convince di quell’analisi?
«Fu sbagliato il luogo del campionamento del tessuto, una zona bagnata forse per spegnere l’incendio. La Sindone non è omogenea dal punto di vista del tessuto. Bisognerebbe rifare oggi quell’esame effettuando una serie di micro prelievi su zone diverse del lenzuolo».
- Ma la Sindone è un giallo o un mistero?
«Se per giallo intendiamo qualcosa che per definizione comporta un intervento umano poco chiaro, dietro al quale può nascondersi anche un’azione fraudolenta, non è questo il caso. Se per mistero s’intende qualcosa che non riesco ancora a decifrare, la Sindone lo è. Giovanni Paolo II la definì una “provocazione all’intelligenza”. Siamo nel 2015 e un oggetto all’apparenza semplice pone interrogativi che nessuno è riuscito a sciogliere. Almeno finora».