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domenica 16 marzo 2025
 
Il personaggio
 
Benessere

Barbora Bobulova

12/12/2014  L’attrice di origine slovacca confessa che «camminare tra le vette è una specie di preghiera» e passeggiando in mezzo alla natura riscopre il senso delle sue origini. Ama cucinare e sfrutta la sua professione per approfondire la conoscenza di se stessa: «Interpretare un personaggio aiuta a liberarmi di qualcosa, è come se avessi operato una catarsi...».

Mora, bionda, rossa: Barbora Bobulova, nella vita come nei film, ama trasformarsi, offrire a chi la guarda volti sempre nuovi. Mantenendo però una profonda fedeltà a se stessa, alle proprie radici, al proprio stile di vita, misurato, discreto, dedito alle sue bambine e alla serietà con cui svolge il lavoro di attrice; dal suo precoce debutto a 12 anni al suo ultimo film in questi giorni nelle sale, I nostri ragazzi, in cui interpreta una madre che deve affrontare un gesto gravissimo e inaspettato compiuto dal figlio adolescente.
Una forma splendida, un sorriso radioso: sembri il ritratto della salute…
«Grazie a Dio sto molto bene, in effetti. Per me la salute è tutto, la metto al primo posto in assoluto. Mi accorgo che senza la salute ogni cosa diventa più difficile e faticosa. La malattia mi fa paura, più della morte, e l’augurio più frequente che faccio ai miei amici è proprio: «Buona salute». Abbiamo un corpo solo e dobbiamo prendercene cura. Sono perfettamente d’accordo con il motto latino Mens sana in corpore sano. Quella di parlare per massime è un’abitudine che mi ha trasmesso mio padre: durante la mia infanzia mi ricordava continuamente centinaia di questi detti popolari e proverbi. E ora sono io che li ripeto alle mie figlie».
E che cosa fai per mantenere il tuo benessere psicofisico?
«Cerco di vivere nel modo più equilibrato possibile. Non mi privo di nulla perché penso che il nostro organismo abbia bisogno di un po’ di tutto. E cerco di far mangiare di tutto anche alle mie figlie, il più sano possibile, evitando per esempio le merendine confezionate. Cucino io, me la cavo abbastanza bene a detta dei miei amici. Pasta, secondi piatti, e anche dolci. E sono decisamente carnivora. Oltre all’alimentazione, l’altro fattore determinante è l’attività fisica. Il movimento ha un ruolo importante nella mia quotidianità: vado in palestra a fare pilates, corro, pratico la camminata veloce. Anche se sono una discreta nuotatrice non frequento la piscina; trovo molto faticoso, ogni volta, asciugarsi i capelli. Colpa della mia pigrizia…».
Altri… difetti?
«Non mi piace la mia testardaggine. Quando mi impunto so essere veramente irragionevole. E poi tendo a essere troppo sincera, e questo a volte può essere una fregatura. Bisognerebbe saper usare anche la diplomazia».
E che cosa ti piace di te?
«Beh… la mia sincerità! E poi stare con le mie bambine, cantare insieme, leggere loro una fiaba prima di dormire. E dedicarmi alla lettura. Ora, per esempio, sto leggendo il romanzo La cena di Herman Koch, da cui è stato tratto il film I nostri ragazzi (nelle sale in questi giorni, ndr.). La lettura mi appassiona, ma se trovo un libro che mi è particolarmente piaciuto, preferisco non condividerlo, ma tenerlo per me come in uno scrigno segreto».
Ci fai sbirciare in questo scrigno per parlare della tue abitudini?
«In genere non mi piace parlare della mia vita privata. Ho provato a forzarmi, fa parte anche del mio ruolo, ma mi sono accorta che non si può andare contro se stessi. E io non voglio più, ora che ho 40 anni, andare contro me stessa».
Un’età che si presta a fare dei bilanci. Paura di invecchiare?
«In verità ora che ho 40 anni mi sento molto meglio di quando ne avevo 20 e non vorrei tornare indietro. No, non ho mai avuto paura di invecchiare, di diventare più matura, perché crescere mi ha reso più libera. Quindi penso che a 60 anni sarò ancora migliore. È un’età che mi affascina, perché l’associo alla saggezza. Ecco, mi piacerebbe diventare una signora saggia. E poi credo che anche esteticamente sia giusto dimostrare la propria età; le rughe non mi spaventano, mentre mi fa paura la chirurgia estetica, sia il bisturi in sé che l’idea di non riconoscermi davanti allo specchio, di ritrovarmi di fronte un’altra faccia. Vorrà dire che tra un po’ di tempo mi adatterò nel cinema a fare ruoli da… nonna»!
La bellezza è importante per il tuo lavoro. C’è un particolare segreto?
« Confido molto nei mie geni. Mia madre ha 70 anni, ed è ancora una bella donna, che non dimostra la sua età. Il suo elisir di bellezza è stata solo ed esclusivamente della normalissima… acqua. Io a questo semplicissimo “rimedio” aggiungo una crema idratante e la sera mi strucco con il latte detergente: tutto qui. Anche nella cura del corpo tendo a essere pigra. Per esempio, non sono mai andata in un centro estetico a farmi la pulizia del viso. E poi non mi va di dedicarmi a massaggi e trattamenti vari. Preferisco usare il mio tempo per fare altro, qualcosa che arricchisce lo spirito».
Che cosa intendi per spiritualità?
«Non ho ricevuto un’educazione religiosa. Sono cresciuta in montagna e quello è il mio habitat ideale. Lì ritrovo le energie e un senso di armonia. Camminare tra le vette è per me una specie di preghiera. Passeggiando in mezzo alla natura ritrovo il senso delle mie origini».
Che cosa hai scoperto recitando?
«Un attore quando recita attinge da dentro se stesso, anche dalla sua dimensione spirituale. Per farlo al meglio occorre toccare il proprio io più profondo. Se riesco a fare un lavoro di scavo su un personaggio è come se avessi operato una catarsi, una purificazione, come se mi fossi liberata di qualcosa che prima era in ombra e grazie a quel personaggio è venuta alla luce. Recitare mi apre una finestra dentro, e mi fa scoprire qualcosa che prima ignoravo di me stessa».
Come vivi il tuo ruolo di mamma?
«Non ho una persona fissa che si occupa delle mie bambine. Anche se a volte può essere faticoso con il mio lavoro, trovo più appagante cavarmela da sola. Cerco di stare con loro il più possibile, consapevole
del fatto che quello che trasmettiamo ai nostri figli nei primi anni di vita è fondamentale. Credo che il compito dei genitori sia quello di intervenire in modo delicato e non invadente, e presentare valori e modelli da seguire. Un’eredità per la vita».

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