Le barchette di carta dell’Unicef hanno superato il blocco navale imposto in questi giorni per il G7 di Taormina ai porti siciliani e sono sbarcate a Palermo. Centinaia di piccole imbarcazioni di carta contenenti il testo di una lettera, scritta e inviata a Papa Francesco da ragazzi italiani e migranti ospitati nel nostro Paese, sono state messe in acqua davanti la spiaggia di Sant’Erasmo di Palermo e spinte verso terra.
L’evento simbolico “Barchette in mare, non per gioco” è stato organizzato oggi dall’Unicef, a voler ricordare a tutti, ma soprattutto ai rappresentanti del G7 che inizia il 26 maggio, che ogni giorno, in Mediterraneo, su fragili imbarcazioni tanti bambini e ragazzi migranti e rifugiati soli sono costretti a viaggiare, rischiando la vita per fuggire da guerre, violenze e abusi. Sono almeno 700 i minorenni annegati dall’inizio del 2017 sul Canale di Sicilia. E le tragedie in mare non finiscono: nell'ultimo naufragio di ieri avvenuto al largo delle coste libiche, un altra decina di bambini sono annegati per l'affondamento di un barcone che conteneva almeno 500 migranti. E la stima delle vittime nel 2017 in tutto il Mediterraneo sale a 1.500.
Protagonisti dell’iniziativa palermitana tanti studenti, volontari e alcuni ragazzi migranti e rifugiati dei centri di accoglienza in Sicilia. Ad accogliere le barchette saranno il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, Justin Forsyth, vice-direttore generale dell’Unicef, l’ammiraglio Gaetano Martinez, Guardia Costiera – Corpo delle Capitanerie di Porto, Paolo Rozera, direttore Generale di Unicef Italia, assieme a molti volontari di Unicef, studenti di Palermo, ragazzi migranti ospiti dei centri di prima e seconda accoglienza del capoluogo siciliano. Durante la manifestazione Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, è stato nominato “Goodwill Ambassador” di Unicef Italia.
La lettera “galleggiante” firmata da 22 ragazze e ragazzi di “Unicef J7” esordisce così: Santo Padre, sette uomini Importanti nei prossimi giorni si vedranno in Italia, a Taormina, per parlare dei destini del mondo. Lei li conosce tutti o quasi. Parlano lingue diverse, vengono da mondi diversi, governano Paesi diversi. Sono uomini, esseri umani come noi, che decidono le sorti del pianeta, quello in cui nasciamo, viviamo e poi moriamo, tutti, anche se non allo stesso modo. Si incontreranno per parlare, come abbiamo fatto noi, ragazzi e ragazze italiani e del Gambia, della Nigeria, del Pakistan e di altri paesi, per confrontarsi su tanti temi che riguardano le nostre vite future. Si ascolteranno l’uno con l’altro e poi prenderanno delle decisioni sul clima, sul lavoro, sull’economia e così via. E allora Santo Padre se tenderanno le orecchie gli uni agli altri per capirsi meglio, saranno questi uomini in grado di sentire anche noi? Noi che in fondo siamo loro, che democraticamente li abbiamo chiamati a rappresentarci per gestire al meglio le nostre vite e quelle dei nostri simili?”.
E si conclude con un richiamo alle stesse parole di Papa Francesco: “Siamo diversi. Siamo differenti, abbiamo differenti culture e religioni, ma siamo fratelli e vogliamo vivere in pace” (da uno dei messaggi del Pontefice) e le domandiamo: “Se i 7 uomini più grandi della Terra non si commuovono di fronte ad un bambino che attraversa il mare per fuggire da morte sicura, se non piegano la loro testa di fronte al dolore di una mamma che lo ha visto affogare davanti ai suoi occhi nelle acque che lei stessa ha deciso di prendere con la speranza di una nuova vita, se non trovano soluzioni concrete per milioni di bambini colpiti da fame e carestia che ancora rischiano di morire domani, se alzano muri invece di aprire varchi senza trovare soluzioni per integrare invece che espellere cosa sarà di questo mondo? Che ne sarà di noi? Speriamo che grazie alla sua parola alzino gli occhi al cielo e trovino le giuste risposte, noi, tutti insieme, più diversi che mai, continueremo a sognare di cambiare il mondo, senza stancarci mai, proprio come fa Lei, Santo Padre”.
Gli stessi ragazzi di “Unicef J7” hanno anche creato un video-appello ai leader del G7 ponendo loro sei domande (vedi il video sul sito).