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domenica 16 febbraio 2025
 
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Bassetti e il Sinodo: «In gioco la Chiesa del futuro, sarà un cammino non un evento»

25/05/2021  Il presidente della Cei apre i lavori dell’assemblea generale: «La Chiesa italiana non è mai stata e mai sarà in contrapposizione al Papa. Ci viene chiesto un cambio di rotta». La preoccupazione per il calo drammatico delle nascite: «L’assegno unico va bene ma serve un cambio culturale e spirituale»

Nessun documento del Sinodo che dovrà essere un cammino, non un semplice evento, «perché in gioco è la forma di Chiesa a cui lo Spirito ci chiama in particolare per questo tempo», come dice il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti. Dopo il dialogo a porte chiuse di lunedì pomeriggio tra papa Francesco e i duecento vescovi italiani, la 74esima Assemblea generale della Cei in corso all’Hotel Ergife di Roma fino a giovedì entra nel vivo e comincia a delineare i prossimi passi da compiere. Lo fa nell’introduzione dei lavori il cardinale Bassetti per dire che «la ricchezza di questa nostra storia conferma che la sinodalità, come stile, metodo e cammino, è perfettamente coerente con un percorso che abbraccia cinque decenni, tanto più per la consapevolezza di un “cambiamento d’epoca” in atto».

Bassetti traccia un ampio excursus sulla storia della Chiesa italiana, a partire dalla prima assemblea generale e passando per piani pastorali e convegni decennali: «Come nei primi Anni Settanta, così oggi la Chiesa che è in Italia è chiamata a un discernimento che generi conversione, comunione e corresponsabilità», l’impegno assunto a nome della Cei rivolgendo «un pensiero affettuoso e devoto» a Papa Francesco, che ieri ha aperto i lavori: «Disegnare forme rinnovate è la nostra responsabilità odierna», ha spiegato Bassetti, «la Chiesa che è in Italia – la nostra Chiesa, le nostre Chiese – non è mai stata e mai sarà in contrapposizione a Pietro,al Suo Magistero, alla Sua Parola. Per questo, oggi, come è sempre avvenuto nella nostra storia, ci sentiamo chiamati a vivere la sinodalità, a disegnare un cammino sinodale». Un cammino, non un semplice evento, «perché in gioco è la forma di Chiesa a cui lo Spirito ci chiama in particolare per questo tempo».

Spronati dalle parole del Papa che ha indicato il metodo, dal basso e alla luce del Convegno ecclesiale di Firenze del 2015, la sfida che attende i vescovi è quella di «mettere in campo percorsi sinodali capaci di dare voce ai vissuti e alle peculiarità delle nostre comunità ecclesiali, contribuendo a far maturare, pur nella multiformità degli scenari, volti di Chiesa nei quali sono rintracciabili i tratti di un Noi ricco di storia e di storie, di esperienze e di competenze, di vissuti plurali dei credenti, di carismi e ministeri, di ricchezze e di povertà. È uno stile», rimarca Bassetti, «che domanda una serie di scelte che possono concorrere a rappresentare la forma concreta in cui si realizza la conversione pastorale alla quale Papa Francesco insistentemente ci richiama. È uno stile che vuole riconoscere il primato della persona sulle strutture, come pure che intende mettere in dialogo le generazioni, che scommette sulla corresponsabilità di tutti i soggetti ecclesiali, che è capace di valorizzare e armonizzare le risorse delle comunità, che ha il coraggio di non farsi ancora condizionare dal “si è sempre fatto così”, che assume come orizzonte il servizio all’umanità nella sua integralità. È un cambio di rotta quello che ci viene chiesto: le possibili tappe del “cammino” ci permetteranno di familiarizzare con questo stile, perché esso possa arrivare a permeare il quotidiano dei nostri vissuti ecclesiali».

La prima strada da intraprendere, per il presidente della Cei, è quella del “noi ecclesiale”: «un Noi ecclesiale allargato, inclusivo, capace di favorire un reciproco riconoscimento tra i credenti, un cammino di popolo che ha bisogno di una responsabilità condivisa da parte di tutti», compresi i laici e le laiche e tutti coloro che «sono presenti nei mondi della cultura, della politica, dell’economia». Servono «riconciliazione ecclesiale» e «riconciliazione col mondo», che è sinonimo di empatia: no ad estremismi e violenze, sì a «ponti di comprensione con tutti».

Mons. Brambilla: «Uscire dallo schema accoglienza sì o no ma accoglienza come»

Tra le priorità politiche, Bassetti ha segnalato l’inverno demografico, per contrastare il quale «servono ovviamente gli interventi di carattere fiscale e amministrativo, riassunti ad esempio nell’assegno unico in via d’implementazione per tutte le categorie di lavoratori e lavoratrici, servono le politiche attive del lavoro soprattutto femminile, rispettose dei tempi della famiglia e della cura dei figli». Ma per la Cei «è necessario un approccio culturale» e «spirituale». «Non sono in gioco gli schieramenti politici e gli interessi, peraltro mutevoli, delle forze politiche. È in gioco l'atteggiamento verso il futuro, nei confronti del quale l'inverno demografico e il calo della fecondità denunciano uno strutturale malessere. Per scaldarsi dal freddo dell'inverno serve un modello di sviluppo chiaro nei principi e negli indirizzi di fondo che sappia non solo farsi carico, ma armonizzare in un quadro organico le varie stagioni della vita, dagli anziani ai bambini», dice il Presidente della Cei aggiungendo: «Sulla trasmissione e sullo sviluppo della vita e della famiglia non sono accettabili soluzioni al ribasso».

Bassetti ha affrontato anche il tema del ddl Zan, in discussione in Parlamento e oggetto di un acceso dibattito: «Ribadiamo come ci sia ancora tempo per un ‘dialogo aperto’ per arrivare a una soluzione priva di ambiguità e di forzature legislative», ha spiegato il cardinale che ha invocato «Basta morti sul lavoro» chiedendo «un’attenzione perché questo avvenga sempre in condizioni sicure».

Bassetti si è soffermato anche sul Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) definendolo di «grande importanza», e strumento che «può essere una occasione importante di crescita collettiva»,a patto che «vi sia la saggezza di coinvolgere tutte le energie positive del Paese, che sono tante e, nello stesso tempo, disperse» e far sì che il Pnrr possa diventare «un’opportunità per rilanciare l’economia del Paese, dando respiro e ristoro ad una società provata dalla persistente emergenza sanitaria, che sta producendo effetti molto pesanti sulla situazione socio-economica».

Dal 1° settembre 2020 al 31 marzo 2021, dicono infatti i dati di Caritas Italiana, quasi una persona su quattro (24,4%) è un “nuovo povero”. Nel corso di oltre un anno di pandemia si sono affacciati alle Caritas almeno 453.731 nuovi poveri.

Sul piano internazionale, i vescovi si uniscono all’accorato appello del Papa affinché «in ogni area di conflitto – e, in particolare, in Terra Santa – tacciano le armi e ci si incammini sulla strada del dialogo e della riconciliazione».

Circa il fenomeno migratorio, la Cei, attraverso i suoi Uffici nazionali, ha garantito l’arrivo in Italia e l’accoglienza in sicurezza di oltre mille profughi dal Medio Oriente e dall’Africa, «dimostrando che è possibile un’alternativa agli ingressi irregolari e alle morti in mare». Inoltre, per riflettere sul Mediterraneo mare di pace, ha annunciato Bassetti, i vescovi stanno studiando un’altra occasione analoga a quella vissuta a Bari nel 2020.

Nella prima conferenza stampa, martedì pomeriggio, a fare il punto con i giornalisti sui lavori è stato stato mons. Franco Giulio Brambilla, vescovo di Novara e vicepresidente della Cei, nonché relatore generale dell’Assmblea. Interpellato dai giornalisti – nel corso della prima conferenza stampa – su come si procederà nel processo sinodale, Brambilla ha spiegato che «verrà scandito da tre momenti: l’ascolto, la ricerca e la proposta». Il primo anno, in sintonia con la nota del Sinodo dei vescovi diffusa venerdì scorso, «sarà caratterizzato da una serie di domande aperte».

La presidenza della Cei, ha reso noto Brambilla, giovedì scorso ha inviato ai vescovi una “Carta di intenti” in cui si dice che due anni fa erano pronti gli Orientamenti pastorali per il prossimo quinquennio: mancava solo l’ultimo passaggio in Consiglio episcopale permanente. Essendo saltati a causa del Covid questi due eventi, «i tempi dovranno essere armonizzati con il Sinodo della Chiesa universale. I due percorsi sono armonizzabili», ha assicurato il vicepresidente della Cei, «a partire dal primato dell’ascolto. Sarà il primo esempio di Chiesa universale e Chiesa nazionale che crescono insieme: più cresce l’una, più cresce l’altra. Il Papa ci ha chiesto di recuperare Firenze, che all’epoca io avevo definito una enciclica all’Italia», ha proseguito Brambilla: «Il metodo che venne applicato fu un metodo sinodale. Probabilmente c’è stato un difetto di continuazione, ma è un metodo che può essere recuperato».

Brambilla è anche intervenuto sul fenomeno dell’immigrazione invitando a «non dare immagini deformate: è un problema di comunicazione decisivo». Poi il vescovo di Novara ha spiegato che in aula «sono risuonate voci abbastanza forti» sulla questione migranti. In particolare, ha riferito il presule, «ci sono stati alcuni interventi accorati dei vescovi, per la maggior parte provenienti dalla Sicilia, affinché la riapertura di tutte le frontiere venga a assunta a livello europeo. Negli ultimi anni – ha fatto notare Brambilla – il gioco è sempre stato: ‘accoglienza sì, accoglienza no’. Ma c’è anche ‘accoglienza come’, perché ci sia una reale accoglienza con un inizio di’integrazione». Brambilla ha portato all’attenzione, a questo proposito, «la differenza tra immigrazione reale e immigrazione percepita»: da uno studio recente, infatti, risulta che «il flusso più importante dei migranti è ancora dall’Est, le migrazioni dal Sud sono solo al quarto posto». Di qui la necessità di «non dare immagini deformate» del fenomeno immigrazione: «È un problema di comunicazione decisivo».

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