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martedì 10 settembre 2024
 
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Sant'Egidio: "Basta insulti ai profughi".

20/06/2015  La richiesta è rivolta alla politica e all'opinione pubblica. Da parte di Marco Impagliazzo anche una serie di proposte concrete per migliorare l'accoglienza e "abbassare le mura della fortezza Europa"

Una tregua nel linguaggio, quando si parla di migranti, rifugiati, richiedenti asilo. La richiesta arriva dalla Comunità di Sant'Egidio. “In questi giorni abbiamo sentito termini dispregiativi, offensivi, volgari. Ma ricordiamoci che stiamo parlando di uomini, donne e bambini, quei bambini che rappresentano la metà dei 60 milioni di sfollati nel mondo”, dice Marco Impagliazzo, presidente della Comunità, il quale rivolge il suo appello alla politica e all'opinione pubblica.

Dal suo quartier generale di Trastevere Sant'Egidio non si limita a deplorare, ma avanza proposte concrete per gestire al meglio l'afflusso di profughi approdati sulle nostre coste in fuga da guerre e persecuzioni. Un afflusso che dal 1990 a oggi ha avuto un costo umano altissimo: 25.023 vittime. Una prima proposta è l'apertura di strutture in cui le persone possono presentare le richieste di asilo senza dover attraversare il mare. Questo può avvenire il luoghi di transito come il Marocco e il Libano. “Abbiamo già fatto delle missioni esplorative e tutto è predisposto per avviare questo progetto in collaborazione con la Federazione delle Chiese Evangeliche, finanziato dal 5 per 1000 di Sant'Egidio e dall'8 per 1000 dei Valdesi”, spiega Impagliazzo. Sant'Egidio chiede poi al Governo di favorire “sponsorizzazioni” con le quali privati, associazioni, parrocchie, sindacati, vescovi potrebbero accogliere e ospitare dei rifugiati.

“Esiste un precedente positivo in una diocesi del Canada che accolto circa un migliaio di siriani”, spiega Impagliazzo, “e siamo sicuri che in Italia ci sia tanta solidarietà che può trovare uno sbocco con questa formula”. Per “abbassare un po' le mura della fortezza Europa” Sant'Egidio propone anche più flessibilità nell'applicazione del Trattato di Dublino, in base al quale lo Stato membro competente all'esame della domanda d'asilo è lo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell'Unione Europea. “Molti casi”, dice Impagliazzo, “si potrebbero risolvere con dei ricongiungimenti familiari”.

Infine si chiede il rilascio di permessi per motivi umanitari a chi è già in Italia, dando così la possibilità di lavorare a molti rifugiati. “Fu una scelta già fatta a suio tempo per gli albanesi, gli ex jugoslavi e, dopo il 2011, per i tunisini, chissà, forse è proprio questo il 'piano B' di cui ha parlato Matteo Renzi”, spiega Impagliazzo. Il presidente della Comunità di Sant'Egidio previene le possibili critiche di chi lamenta i costi dell'accoglienza e il possibile impatto sulla situazione economica italiana. “Chi accoglie i rifugiati ”, dice Impagliazzo, “può ricevere dei fondi europei. Lo abbiamo visto purtroppo con lo scandalo di Roma Capitale, che ha riempito le tasche di chi si è servito dei poveri invece di servirli. Se usati in modo corretto, questi fondi non fanno pesare l'accoglienza sulla crisi economica. Poi non scordiamoci che chi oggi è profugo domani potrà essere un nuovo cittadino europeo e una forza vitale per il nostro Paese”.

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