Una
tregua nel linguaggio, quando si parla di migranti, rifugiati,
richiedenti asilo. La richiesta arriva dalla Comunità di
Sant'Egidio. “In questi giorni abbiamo sentito termini
dispregiativi, offensivi, volgari. Ma ricordiamoci che stiamo
parlando di uomini, donne e bambini, quei bambini che rappresentano
la metà dei 60 milioni di sfollati nel mondo”, dice Marco
Impagliazzo, presidente della Comunità, il quale rivolge il suo
appello alla politica e all'opinione pubblica.
Dal
suo quartier generale di Trastevere Sant'Egidio non si limita a
deplorare, ma avanza proposte concrete per gestire al meglio
l'afflusso di profughi approdati sulle nostre coste in fuga da guerre
e persecuzioni. Un afflusso che dal 1990 a oggi ha avuto un costo
umano altissimo: 25.023 vittime.
Una
prima proposta è l'apertura di strutture in cui le persone possono
presentare le richieste di asilo senza dover attraversare il mare.
Questo può avvenire il luoghi di transito come il Marocco e il
Libano. “Abbiamo già fatto delle missioni esplorative e tutto è
predisposto per avviare questo progetto in collaborazione con la
Federazione delle Chiese Evangeliche, finanziato dal 5 per 1000 di
Sant'Egidio e dall'8 per 1000 dei Valdesi”, spiega Impagliazzo.
Sant'Egidio
chiede poi al Governo di favorire “sponsorizzazioni” con le
quali privati, associazioni, parrocchie, sindacati, vescovi
potrebbero accogliere e ospitare dei rifugiati.
“Esiste un
precedente positivo in una diocesi del Canada che accolto circa un
migliaio di siriani”, spiega Impagliazzo, “e siamo sicuri che in
Italia ci sia tanta solidarietà che può trovare uno sbocco con
questa formula”.
Per
“abbassare un po' le mura della fortezza Europa” Sant'Egidio
propone anche più flessibilità nell'applicazione del Trattato di
Dublino, in base al quale lo
Stato membro competente all'esame della domanda d'asilo è lo Stato
in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell'Unione
Europea.
“Molti
casi”, dice Impagliazzo, “si potrebbero risolvere con dei
ricongiungimenti familiari”.
Infine
si chiede il rilascio di permessi per motivi umanitari a chi è già
in Italia, dando così la possibilità di lavorare a molti rifugiati.
“Fu una scelta già fatta a suio tempo per gli albanesi, gli ex
jugoslavi e, dopo il 2011, per i tunisini, chissà, forse è proprio
questo il 'piano B' di cui ha parlato Matteo Renzi”, spiega
Impagliazzo.
Il
presidente della Comunità di Sant'Egidio previene le possibili
critiche di chi lamenta i costi dell'accoglienza e il possibile
impatto sulla situazione economica italiana. “Chi accoglie i
rifugiati ”, dice Impagliazzo, “può ricevere dei fondi europei.
Lo abbiamo visto purtroppo con lo scandalo di Roma Capitale, che ha
riempito le tasche di chi si è servito dei poveri invece di
servirli. Se usati in modo corretto, questi fondi non fanno pesare
l'accoglienza sulla crisi economica. Poi non scordiamoci che chi oggi
è profugo domani potrà essere un nuovo cittadino europeo e una
forza vitale per il nostro Paese”.