Tre rigori, tre espulsioni, parapiglia. Juventus-Roma finisce 3-2 tra le polemiche e le interrogazioni parlamentari (addirittura).
Ci sono (sempre) partite più o meno tese. Arbitri più o meno in palla e più o meno freddi. Più o meno bravi se volete, infallibili mai. Pur sempre umani. Hanno due occhi e due gambe e con quelli devono arrangiarsi, mentre chi sta a casa giudica dal divano soccorso da decine di telecamere che moltiplicano la prospettiva: una sproporzione vigliacca. Ma non è questo il punto, anche se aiuta a capire.
Il fatto è che per deflazionare – azzerare no – la tensione di certe partite basterebbe fare quello che ormai tutti gli sport fanno, persino il tradizionalissimo tennis. I gesti bianchi a Wimbledon restano bianchi ma “occhio di falco” giudica anche lì e nessuno si scandalizza: lasciarsi soccorrere in modo regolamentato e, in un numero di volte limitato, dalla tecnologia è l’uovo di Colombo che hanno già trovato tutti, senza traumi, dalla pallavolo alla pallacanestro passando per la scherma, che in fatto di tradizione non scherza.
Può darsi che la tecnologia non risolva tutto, ma risolve molto: chiunque abbia visto i campionati mondiali di pallavolo in corso in questi giorni in Italia sa che un ricorso al video-challenge spegne le proteste sulle palle contestate. Se l’allenatore sospetta che la sua squadra sia stata vittima di una chiamata sbagliata può chiedere che l’arbitro verifichi a video due palle a set.
Il fallo di mano di Maicon non c’era? Sarebbe bastato dare all’arbitro la possibilità di rivederlo a video, da una prospettiva migliore, per correggere il tiro di una chiamata errata per un braccio che invece era aderente al corpo. Magari sarebbe cambiato il corso della partita. Ma anche quello di Italia- Cina ieri sera a volley sarebbe cambiato senza la correzione in extremis del video-challenge che ha corretto l’errore arbitrare sul 26-24 del terzo set. La palla di Valentina Diouf era all’incrocio delle righe non fuori com’era parsa all’arbitro. A video l’hanno vista tutti e l’arbitro ha corretto. Fine delle contestazioni.
Il calcio, invece, fa resistenza. A parole Blatter ai Mondiali aveva “aperto”, ma non se ne è più saputo nulla. Ora Tavecchio rilancia. Chissà che sia la volta buona. Sarebbe tutto molto più semplice e lineare, in potenza anche meno violento, ma forse la linearità è proprio quello che il calcio non vuole. Probabilmente preferisce la polemica. Allora però se la tenga, senza troppi piagnistei.