Si sono mobilitati i leader di tutte le religioni, dal Cristianesimo all’Islam all’ebraismo, e pediatri di fama internazionale, si sono svolte petizioni, raccolte firme e appelli da parte di associazioni non confessionali. I vescovi cattolici hanno detto a lungo che questo crimine aprirebbe la strada a nuovi attentati contro la vita. Non è servito a nulla. L’eutanasia per i bambini in Belgio non è più un tabù. È un diritto sancito per legge. Nel pomeriggio di giovedì la Camera dei deputati ha dato infatti il via libera definitivo alla modifica della legge del 28 maggio 2002 che legalizzava l'eutanasia per gli adulti, estendendola ai minori. Per la prima volta al mondo un Paese dà il via libera a che un bambino, senza limiti minimi d’età, possa chiedere di essere ucciso per porre fine alle sue sofferenze. Nella vicina Olanda l’eutanasia per i minori è già ammessa ma a partire dai 12 anni. In Belgio, invece, non ci sarà nessun limite d’età.
Non c’è da stupirsi, se la morte è un diritto da rivendicare e sancire per legge allora tutto è permesso. Anche la “dolce morte”, pietosa espressione ipocrita, per i bambini. Ora cominciano i problemi, però.
Una legge così ideologica, che offre una soluzione assurda e crudele, ideologica appunto, a un dramma concreto – ammesso che possano esserci “soluzioni” su questo tema – sarà di difficile applicazione. Dovranno essere gli stessi bambini a chiedere l’eutanasia, con l'accordo dei genitori. E già qui si pongono i primi dubbi pratici. Cosa succederà se uno dei due genitori non sarà d'accordo? Inoltre, è stata tolta tra le cause per applicare l’eutanasia la «sofferenza psicologica» , assai diffusa tra gli adolescenti a prescindere dalle malattie. Inoltre la modifica prevede che la dichiarazione anticipata di adulti in caso di futura demenza possa essere illimitata, ampliando dunque enormemente le possibilità di eutanasia di malati di Alzheimer anche a distanza di decenni da una loro vecchia dichiarazione.
«Questa legge», ha scritto in un editoriale La Libre Belgique, uno dei maggiori giornali francofoni del Belgio, «risponde a un non problema. La maggioranza dei medici coinvolti dicono di non essersi mai trovati di fronte a un bambino o a un adolescente che chiedesse di farla di finita. Sono casi che vanno gestiti con dolcezza, con cure palliative adatte. I medici si dicono ora umiliati da una legge brutale».
Il dibattito era cominciato alla fine del 2012. Il 27 novembre scorso, dal Senato, è arrivato il primo sì. Il via libera definito della Camera è stato dato con una maggioranza di quasi due terzi: 86 sì, 44 no, 12 astenuti. Durante la breve votazione elettronica, dalla tribuna del pubblico qualcuno ha gridato tre volte «assassini». Ed è stato in un silenzio assoluto che la Camera ha accolto la lettura ufficiale dell' esito, già comparso sul tabellone luminoso. In Parlamento l’estensione della legge sull'eutanasia anche ai bambini è stata sostenuta da una maggioranza trasversale composta da socialisti, verdi, liberali, ma anche dagli indipendentisti dello N-Va che governano le Fiandre. Ma non sono mancate le obiezioni di coscienza tra liberali, verdi ed indipendentisti. I no, dai cristiano-democratici e dall'estrema destra del Vlaams Belang. Fino all'ultimo i cristiano-democratici tanto francofoni quanto fiamminghi, hanno fatto piovere nelle dichiarazioni di voto le critiche ad una legge «inutile», «sbagliata», «mal fatta», di «portata più simbolica che pratica».
«I vescovi», ha detto padre Tomi Scholtes, portavoce della Conferenza Episcopale belga, «si dicono solidali con tutte quelle persone che hanno avuto il coraggio di esprimere la loro opinione senza alcuna ambiguità. Il timore è che questa non sia che una tappa, che la situazione possa ulteriormente peggiorare con l’estensione dell’eutanasia alle persone handicappate, alle persone malate di mente. Ci sono aspetti estremamente gravi: siamo di fronte ad un precipizio pericoloso. Quindi, noi prendiamo atto della situazione, ma ovviamente non la accettiamo».
L’ultima speranza spetta ora al re Filippo, al quale sarà indirizzata una petizione popolare per la quale sta raccogliendo firme la piattaforma “CitizenGO”. Come in Italia il presidente della Repubblica, in Belgio il re ha facoltà di rinviare al Parlamento una legge e sottolineare i punti che non lo convincono.