«Il Tar vieta le benedizioni in classe? Le faremo fuori, ci faremo benedire altrove. È un periodo brutto e pericoloso, dove si coprono statue, si vietano i presepi e i crocifissi al cimitero. E poi? Dove finiamo?». Daniela Turci, preside dell’Istituto comprensivo 20, nel centro storico di Bologna, annuncia battaglia contro la sentenza del Tar che, annullando la delibera del Consiglio d’istituto, ha vietato di fatto le benedizioni pasquali a scuola, anche se impartite al termine dell’orario scolastico, su base volontaria e solo con la presenza dei genitori.
Fa piacere e rincuora, naturalmente, una presa di posizione così chiara e così netta da parte di chi ha un posto di responsabilità nella scuola. Sgomenta invece il fatto che l’arroganza ideologica di un pugno di insegnanti e di genitori prevarichi sulla volontà della maggioranza assoluta degli altri docenti e delle famiglie.
La vicenda risale a un anno fa. Anche allora si avvicinava la Pasqua e i parroci di riferimento dell’Istituto comprensivo, che comprende due scuole elementari, la Carducci e la Fortuzzi e le medie Rolandino (istituti scolastici storici e affollatissimi, nel cuore della città) chiesero e ottennero dal Consiglio d’istituto, praticamente all’unanimità, il permesso di impartire le benedizioni a scuola dopo la fine dell’orario scolastico. Apriti cielo. Subito salì la protesta, in nome della laicità. Il clima a scuola si fece irrespirabile, certo non piacevole per le famiglie e per i bambini.
E infine il ricorso. Undici insegnanti e sette genitori, spalleggiati dall’Associazione “Scuola e costituzione”. Una proporzione risibile, che sarebbe persino scorretto definire una minoranza. Oggi comunque questa “minoranza” esulta.
La laicità ha vinto, hanno dichiarato i ricorrenti, che di fatto costringeranno la maggioranza assoluta degli insegnanti e delle famiglie, col beneplacito della preside, che non ha escluso di ricorrere all’Avvocatura di Stato, a darsi da fare per trovare un’altra sede per non rinunziare alla tradizionale benedizione.
Di fronte a questo non ha escluso la sua perplessità nemmeno il sindaco PD Virginio Merola. L’assessore alla scuola, Marilena Pillati, è andata oltre. «In questa vicenda qualcuno ha vinto un ricorso ed esulta, ma credo non abbia certamente vinto la scuola, quella scuola pubblica e laica che deve educare al dialogo, al rispetto delle differenze e non ad escludere», ha dichiarato.
Ma la posizione più dura è venuta dalla Curia bolognese che, attraverso un comunicato ufficiale, ha espresso «stupore e amarezza», in quanto «escludere la dimensione religiosa dalla scuola e pensare di ridurla a una sfera meramente individuale non contribuisce alla affermazione di una laicità correttamente intesa».