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lunedì 09 settembre 2024
 
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Benigni, soldi ben spesi

16/12/2014  L'attore ottiene dalla Rai compensi da record ma, visto il programma sui Dieci Comandamenti, sono soldi ben spesi.

Roberto Benigni (Reuters).
Roberto Benigni (Reuters).

C'è una parte d'Italia, una parte vasta ma solitamente quieta e silenziosa, che stamattina esulta. Un sacco di sacerdoti, credenti qualunque, gente che tiene la Bibbia e il Vangelo a portata di mano e non sullo scaffale, giovani, uomini e donne che frequentano le parrocchie. Gente che ha visto proclamato in Tv, il mezzo di comunicazione che ha fatto e continua in qualche modo a fare l'Italia, ciò che sapeva da sempre: nella fede, e nel caso particolare nei Dieci Comandamenti, c'è un capitale immenso di arte e di fede e  i fondamenti del nostro viver civile. Più che dieci regole, dieci ragioni per vivere.

A quest'Italia ha dato voce Roberto Benigni, un'artista che solo per pigrizia chiamiamo "comico". La pigrizia di quelli che ancora pensano che siano noia e pesantezza a caratterizzare le grandi opere. Di fronte alla sua impresa biblica, vengono piuttosto spontanee due considerazioni. 

La prima: ci voleva uno scavezzacollo "di sinistra" (per quanto la definizione oggi abbia scarso senso: anche Alfano è "di sinistra" rispetto a Salvini, anche Renzi si definisce "di sinistra" ...) per strillare in un microfono quanto tanta Italia sa per storia e per istinto? E perché Benigni lo può dire ad alta voce in Tv, mentre è così difficile dirlo in piazza, al lavoro, in politica? Non c'è schizofrenia nell'altra Italia, quella che calorosamente applaude Benigni e poi sbeffeggia o aggredisce chi vuol basare la vita privata e pubblica sui valori che delle serate di Benigni sono l'oggetto e il cuore?

La seconda: spediamo un bel "chissenefrega" a tutti coloro che criticano Benigni per i compensi record che riesce a ottenere dalla Rai. Considerazione che esce dalla ragione e dall'umore. La ragione dice questo: sono tantissimi soldi, lo sappiamo. Forse nessuno, nemmeno un grande performer, dovrebbe guadagnare tanto. Ma finché il mercato è questo, e finché i programmi di Benigni portano un utile a un ente pubblico come la Rai, possiamo serenamente adattarci.

L'umore, invece, distilla questo: possibile che in un Paese dove si accettano senza sospiri gli ingaggi miliardari di superflui cantantelli e transeunti calciatori (compresi quelli che magari poi fanno il saluto romano in campo), si debbano criticare proprio i guadagni di un artista che fa cantare in Tv i Dieci Comandamenti?

 

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