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venerdì 16 maggio 2025
 
Edoardo Bennato
 

Bennato: "Sono da zero in condotta, chiedete a mia figlia"

23/11/2015  È Gaia, 10 anni, a dare i voti all’ultimo disco del cantautore napoletano. «Grazie a lei “L’isola che non c’è” è un sogno che costruisco ogni giorno»

Nel 2015 Edoardo Bennato è “rock” quanto lo era nel 1975, «quando sono stato il primo a coniugare il blues con la lingua napoletana». “Rock” nel senso caro a Celentano che lo contrapponeva a “lento”, ma soprattutto nello stile musicale: l’ultimo album, Pronti a salpare, rappresenta infatti un’ulteriore tappa nella vena artistica del cantautore che è un caposaldo del rock mediterraneo.

Quando dice: «Noi non facciamo sociologia o politica; dobbiamo dare buone vibrazioni», oppure: «Faccio quello che faccio in modo istintivo: ironia su tutto e tutti, perché il rock è antitetico a qualsiasi bandiera», dà il senso perfetto dei 14 brani del disco. Politica e sociologia ci sono eccome (ad esempio in Pronti a salpare, Al gran ballo della Leopolda, La mia città), ma rappresentano il lievito per un impasto di metafore e sberleffi, ritmi trascinanti e gioco, disincanti e favole.

Prendiamo il singolo più trasmesso dalle radio, Io vorrei che per te, una ballata dolce che allude alla notissima “isola che non c’è” di Bennato. Spiega il cantautore: «Quando non avevo figli ero un “pazzaglione” e potevo accontentarmi di un’utopia che rimaneva utopia, appunto un’isola che non c’è. Adesso ho una bambina di 10 anni, Gaia, che mi fa vedere il mondo sotto un altro aspetto, quello del futuro. E allora diventa una necessità darsi da fare per realizzare il sogno, se non di un mondo perfetto, almeno di uno meno imperfetto».

Figlia di tanto padre, Gaia Bennato ascolta rock e compone canzoni: «Sulle mie, mi dà consigli», racconta Edoardo. «Quando abbiamo tenuto il concerto all’Expo con diretta televisiva, mi ha detto: “Papà, devi cominciare con Abbi dubbi, perché è spettacolare, c’è il tamburello, sei one-man-band, ed è uno slogan”. Di questo album le piace Zero in condotta, perché è molto istintiva, come tutti i bambini».

L’immaginario infantile ha sempre ispirato Edoardo Bennato, che a febbraio 2016 vedrà in scena, con musiche sue, il musical su Pinocchio, prodotto dal Teatro Brancaccio di Roma. Una vena favolistica che fa da contrappunto al suo disincanto, così  partenopeo, espresso amaramente nella canzone La mia città: «Napoli è spettacolare, quando la si guarda da un terrazzo è veramente pazzesca. Ma la sua situazione è disperata e allora dobbiamo cercare di capire perché, negli ultimi 50 anni, il Sud dell’Italia e Napoli in particolare si trovino in questo disagio. Io e i miei fratelli siamo nati a Bagnoli, nostro padre lavorava all’Italsider. Anche l’Italsider è un caso emblematico: da trent’anni non ha più l’industria siderurgica e sarebbe stato auspicabile che in quell’area si assecondasse la vocazione naturale del territorio, che è il turismo. Invece per mancanza di coscienza sociale, per vittimismo, fatalismo, assistenzialismo, è rimasto bloccato ed è diventato un terreno di scontro per le fazioni politiche».

Il titolo dell’album Pronti a salpare, che esce cinque anni dopo il precedente, è quello del primo singolo: «È un titolo che avevo già in mente nel 2012, perché mi piaceva l’idea», spiega Edoardo Bennato. «Poi ho sviluppato il testo. Pronti a salpare non è rivolto soltanto ai disperati che scappano da guerre, devastazioni, epidemie e violenze, ma anche a noi privilegiati. Loro sono pronti a scappare e affrontare rischi, compreso quello di morire, perché ciò che lasciano alle spalle è un inferno e quindi attraversano il purgatorio sperando di arrivare in paradiso. Ma tutti quanti dovremmo essere “pronti a salpare”, perché se vanno a fondo la Nigeria o il Messico o le Filippine ne paghiamo le conseguenze anche noi».

Il cantautore napoletano ha una sua idea sulle condizioni dei popoli, che secondo lui sono legate alla latitudine alla quale vivono: «Io parto dal presupposto che sul nostro pianeta non ci sono diverse razze, ma solo una, la famiglia umana, che ha le stesse  potenzialità, fisiche e morali. Però ci sono diverse fasce latitudinali; in questo momento il modo di vivere, di socializzare, di pensare a Lagos o ad Addis Abeba è profondamente diverso dal modo di concepire il sociale e dal livello tecnologico di Oslo o di Amsterdam. Allora bisogna colmare questo gap nel modo meno traumatico possibile, perché ormai non esistono più compartimenti stagni, perché le ragazze iraniane  sanno come vivono le loro coetanee a Londra». Ma siccome l’ironia non gli difetta mai, aggiunge: «Su iTunes chi acquista il Cd avrà anche un libretto nel quale si ironizza su Bennato che fa geopolitica».

Per lui idee e teorie contano, ma soprattutto conta ’a musica, con quel mix personalissimo che in Pronti a salpare unisce sì rock e blues, ma pure rap e ballate, ritmi di pura allegria e omaggi all’amato Rossini. E se gli chiedi come riesca a unire nelle canzoni disincanto e ottimismo, la risposta è netta: «Primo perché ho una bambina di 10 anni e guardo al futuro. Poi perché la musica che faccio dà energia, quindi devo sempre avere questa carica. Il rock non indulge mai nel passato. È geneticamente ottimista».

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