«Benvenuti a casa vostra». I cartelli affissi in tutte le lingue hanno accolto i primi migranti sbarcati alle 6.45 dalla nave Dattilo della Guardia costiera italiana. La prima a scendere a Valencia una donna incinta subito portata in ospedale. Dopo di lei sono sbarcati, in gruppi di cinque, le altre 31 donne, i 60 minori e i 182 uomini presenti a bordo. Le altre due navi del convoglio, sotto il costante monitoraggio della Centrale operativa di Roma, si apprestano a entrare in porto appena finite le lunghe operazioni di sbarco della prima imbarcazione. I nuclei familiari, hanno assicurato le autorità spagnole, sono tenuti uniti, mentre i minori non accompagnati saranno accompagnati tutti nella stessa località al momento tenuta segreta per evitare l’assalto dei giornalisti. Completati i primi adempimenti burocratici ai migranti viene consegnato un kit di vestirario e cibo, i più debilitati vengono portati in ospedale mentre glia ltri vengono smistati in vari centri di accoglienza. A tutti, come ha dichiarato il premier spagnolo Pedro Sanchez, sarà consegnata la tessera che permette di accedere al servizio sanitario.
Una prova di umanità che mette fine all’Odissea di 629 migranti tratti in salvo dalla nave Aquarius di proprietà delle ong Sos Mediterranee e Medici senza frontiere e per i quali il nostro Governo ha deciso la chiusura dei porti. E, in attesa di entrare in porto, proprio dalla nave Aquarius arrivano le ultime notizie:
«La situazione medica è stabile», dicono i coordinatori delle ong, «ma le persone sono esauste. I team di Msf continuano a prestare cure alle persone con
gravi ustioni da carburante che richiedono medicazioni continue, alle donne incinte, alle persone che hanno portato a bordo le ferite causate dalle violenze che hanno subito in Libia, e cercano di tenere alto il morale». Aloys Vimard, coordinatore di Msf a bordo dell’Aquiarius ha ricordato che «non è usuale restare per così tanto tempo a bordo di una nave come l’Aquarius, pensata per operazioni di ricerca e soccorso in mare. Nei giorni di maltempo abbiamo chiesto alle persone di mettersi all’interno, ricordo bene
l’immagine di una donna che cercava di allattare suo figlio mentre vomitava». E sull’intera vicenda denuncia:
«Andare fino a Valencia non era necessario e rappresenta un precedente pericoloso che mette a grave rischio le operazioni di ricerca e soccorso in mare. Con l'assenza di tre navi dalla zona Sar per 8-10 giorni, il Mediterraneo resta pericolosamente scoperto e si corre il rischio di nuovi evitabili naufragi.
L’attuale stallo riguarda anche la totale mancanza di responsabilità degli Stati europei nell’attuare un sistema di asilo e accoglienza condiviso a livello europeo. Di fatto le persone sono costrette alla traversata del mare perché le politiche europee sulla migrazione non offrono una sola alternativa legale per cercare sicurezza in Europa».