E’ il dramma dell’immigrazione che preoccupa il Papa il tema dell’udienza generale di mercoledì 16 marzo. Mentre la Santa Sede muove la diplomazia e il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato della Santa Sede, si accinge a partire per la Macedonia dove affronterà il dramma dei profughi, e alla vigilia dell’ennesimo Consiglio europeo dedicato all’emergenza dei profughi, Papa Francesco lancia un appello ai governanti ad “aprire le porte” e assicura che Dio non dimentica chi soffre. Bergoglio ha spiegato che “la solitudine, la sofferenza, la morte ci fanno pensare di essere stato abbandonati da Dio”: “Quante volte abbiamo sentito questa parola, Dio si è dimenticato di me, tante volte le persone che soffrono si sentono abbandonate”.
Il riferimento è al dramma dei profughi: “Quanto nostri fratelli stanno vivendo in questo tempo una reale e drammatica situazione di esilio, lontani dalla loro patria, con negli occhi ancora le macerie delle loro case, nel cuore la paura e spesso, purtroppo, il dolore per la perdita di persone care”. In questo casi, ha proseguito il Papa, “uno può chiedersi dov’è Dio? Come è possibile che tanta sofferenza possa abbattersi su uomini, donne e bambini innocenti?”. Bergoglio a parlato a braccio, aggiungendo ad un testo dedicato alla riflessione sulle parole della Bibbia del profeta Geremia dedicate alla consolazione, le parole sull’immigrazione sottolineando che è bello sentire che gli Srati aprono le porte: “A me piace tanto sentire quando vedo le nazioni, i governanti che aprono il cuore e aprono le porte”.
Invece oggi gli immigrati “non sentono l’accoglienza”. “Sono lì al confine perché tante porte e tanti cuori sono chiusi, i migranti di oggi soffrono all’aria, senza cibo e non possono entrare”. Il riferimento del Papa è alla drammatica situazione dei profughi nel piccolo paese di Idomeni alla frontiera tra la Grecia e la Macedonia.