Un migrante cerca di forzare la rete che separa il Messico e gli Stati Uniti d'America. Foto Reuters.
Laredo sta negli Stati Uniti,
in Texas. Nuevo Laredo sta
invece in Messico. In mezzo
scorre il Rio Bravo. Le
due città sono collegate da
quattro ponti per i pedoni, i
veicoli e la ferrovia. Questa
è la frontiera tra il Nord e il
Sud dell’America. Tra i ricchi e i poveri.
Qui non c’è bisogno di costruire
muri. La frontiera corre lungo il fiume,
che a volte è in secca, altre no. Se
c’è siccità i migranti tentano di passare
la frontiera a piedi, altrimenti ci
provano a nuoto e tanti annegano.
La polizia di frontiera degli Stati
Uniti controlla le rive del fiume con
decine di telecamere ad alta definizione
e a raggi infrarossi. Inoltre sul terreno
ci sono centinaia di sensori. Ma
questo non dissuade chi è disposto
a tutto pur di sfuggire alla povertà
e alla violenza per sognare un futuro
negli Stati Uniti.
La frontiera fra Laredo e Nuevo Laredo
è uno di quei luoghi dove, come
ha detto papa Francesco, «il Messico
vive il suo pezzettino di guerra, di sofferenza,
di violenza». Questa frontiera
è un po’ una Lampedusa del continente
americano, approdo per tante persone
in cerca di una vita migliore.
A Nuevo Laredo un punto di
appoggio e ristoro per i migranti è
offerto da Casa del migrante Nazareth,
una struttura creata nel 2004
e gestita dai Padri scalabriniani. «In
questo momento stiamo ospitando
circa 80 persone. Offriamo un letto
per dormire, cibo e medicine per chi
ha problemi di salute. Diamo anche
un aiuto morale a persone che spesso
arrivano qui da noi dopo aver subito
furti e violenze», ci dice padre Alfredo
Camarena, 49 anni, direttore e
padre spirituale di Casa Nazareth.
Migranti verso il confine tra Messico e Stati Uniti d'America. Foto Reuters.
Padre Alfredo è affiancato da quattro dipendenti retribuiti e da quattro volontari. «Da quando abbiamo aperto », racconta, «abbiamo assistito oltre 100 mila migranti. Fino al 2008 la maggior parte andava verso gli Stati Uniti e arrivava soprattutto dal Messico e dagli altri Stati dell’America Centrale. Dal 2008, invece, il flusso si è invertito e ora ospitiamo soprattutto persone respinte dagli Stati Uniti. Questo accade perché è aumentata la vigilanza alla frontiera e anche lungo la tratta del treno denominato “La Bestia”, molto utilizzato dai migranti che tentavano il viaggio verso gli Stati Uniti».
Le peripezie dei migranti che affrontano il viaggio sulla “Bestia” sono state raccontate molto bene in due libri pubblicati di recente. Uno lo ha scritto il giornalista salvadoregno Oscar Martinez (La Bestia, Fazi editore), l’altro (Migrantes, BS edizioni) porta la firma di Flaviano Bianchini, un ambientalista e attivista per i diritti umani che per varcare la frontiera ha scelto di trasformarsi in Aymar Blanco, un migrante peruviano.
Padre Alfredo Camarena (al centro, con la maglietta arancione).
«In questi giorni», ci racconta padre Camarena, «la situazione alla frontiera è tranquilla. Da questo lato tutto è tenuto sotto controllo dalla criminalità organizzata, mentre dall’altra parte del fiume ci pensano le guardie di frontiera nordamericane. Ma le persone respinte dagli Stati Uniti non si rassegnano. Si fermano qui qualche giorno, attendono l’invio di soldi dalle famiglie e poi tentano nuovamente il passaggio del confine affidandosi alla mediazione dei coyotes, cioè i trafficanti di persone. Purtroppo le bande criminali continuano ad arricchirsi con questo traffico».
Il 90 per cento di coloro che passano da Casa Nazareth sono maschi fra i 25 e i 35 anni, ma nei giorni scorsi è stato ospitato anche un messicano di 70 anni che era stato respinto dagli Stati Uniti. Ora che Bergoglio arriva in Messico, che cosa si aspetta padre Alfredo? «Credo che il Papa», risponde il religioso, «parlerà con molta profondità del fenomeno migratorio nel nostro Paese e del migrante che lotta e soffre per avere una vita migliore e più degna, sia per lui sia per la sua famiglia. Sicuramente il Papa esorterà i Governi ad applicare politiche più inclusive per i migranti. Ma credo soprattutto che Francesco darà un messaggio di speranza a tutti, perché dove sta il migrante che soffre, lì sta la Chiesa».