logo san paolo
domenica 26 marzo 2023
 
La Tv di una volta
 

Quegli sceneggiati che fecero crescere l'Italia

30/08/2016  L’epopea di un genere che ha contribuito alla crescita culturale degli italiani nel racconto dell’autore del programma più visto della storia della Tv

Domandone da Rischiatutto: qual è il programma più visto della Tv italiana? Non è una partita di calcio dell’Italia. E non è nemmeno una fi…nale del Festival di Sanremo. La risposta è: lo sceneggiato Dov’è Anna?, andato in onda nel 1976 e seguito nell’ultima delle sette puntate da 28 milioni di spettatori. È vero, allora c’erano solo due canali disponibili e non c’era l’Auditel, ma secondo Biagio Proietti, che l’ha scritto insieme alla moglie, «le rilevazioni degli ascolti erano molto accurate. La Rai telefonava direttamente agli italiani per sapere se avevano visto un programma e quanto gli era piaciuto. E poi c’era un accordo con l’Enel che comunicava i consumi di energia elettrica: durante eventi come i Campionati del mondo di calcio i contatori schizzavano perché tutti erano incollati alla Tv».
Proietti conosce queste cose perché in Rai ci ha passato una vita, come autore e regista di sceneggiati. Un genere a cui, con la complicità di Maurizio Gianotti, un’altra vecchia volpe di viale Mazzini, ha dedicato un gustoso saggio, Il segno del telecomando, titolo che omaggia un’altra delle serie più note di quel glorioso periodo, Il segno del comando, con Carla Gravina e Ugo Pagliai.
Nel marzo del 1954 la Rai ha iniziato le trasmissioni da appena tre mesi. Una domenica va in onda Delitto e castigo, sceneggiato tratto dal romanzo di Dostoevskij. Un’unica puntata trasmessa in diretta, lunga quattro ore e un quarto, con Giorgio Albertazzi nei panni del protagonista Raskolnikov. Da allora milioni di italiani, molti dei quali analfabeti, hanno potuto scoprire i classici della letteratura, da Cime tempestose a Orgoglio e pregiudizio, da Mastro don Gesualdo a Piccolo mondo antico. Realizzazioni che potevano sempre contare su cast strepitosi: solo per fare un esempio, nelle sei puntate de L’idiota andate in onda nel 1959 c’erano Albertazzi, Anna Proclemer, Gian Maria Volonté e Anna Maria Guarnieri.
«La televisione entrò a casa nostra nel 1958», ricorda Proietti. «Avevo 18 anni e la prima cosa che vidi fu una bellissima Traviata. I dirigenti della Rai di allora pensavano che la Tv avesse una missione ben precisa: educare gli italiani e farli crescere culturalmente. Per questo offrivano loro di tutto, cercando il massimo della qualità. E il pubblico rispondeva alla grande: si andava nei bar a vedere non solo Lascia o raddoppia?, ma anche I fratelli Karamazov. E molta gente, dopo aver visto lo sceneggiato, poi si comprava il tascabile da cui era stato tratto».
Con gli anni gli sceneggiati iniziarono a essere girati anche in esterni e ampliarono il loro spettro narrativo con produzioni a tema mitologico, religioso, fantastico, poliziesco. Proietti si specializzò su quest’ultimo genere. «Una miniera per noi sceneggiatori furono i gialli scritti dall’inglese Francis Durbridge per la Bbc. Un giorno mi chiamarono per propormi uno sceneggiato tratto da un suo personaggio, Henry Brent. Sottoposi il copione ad Alberto Lupo, che era diventato un divo con La cittadella, ma a lui di interpretare un poliziotto di paese non andava. Allora riscrissi tutto da capo e alla …fine l’ho fatto pure morire. Però così ad Alberto piacque e piacque tantissimo anche agli italiani tanto che facemmo insieme anche un altro giallo, Come un uragano».
Arriviamo così a Dov’è Anna?, nato tutto dalla fantasia di Proietti e della moglie Diana Crispo. E questo fu uno dei motivi del suo fenomenale successo: «I gialli …fino ad allora erano ambientati in un luogo esotico con un poliziotto protagonista. Noi invece scegliemmo di girare a Roma e di raccontare la storia di un uomo qualunque che indaga sulla scomparsa della moglie. L’identifi…cazione del pubblico fu totale». E poi c’era pure il risvolto sociale: «Nei vari episodi affrontavamo temi scottanti come l’adozione dei bambini e la malattia mentale. C’era la suspense, ma pure la denuncia e la gente il giorno dopo ne parlava. Furono settimane incredibili: la domenica andava in onda Sandokan e il martedì Dov’è Anna?, sempre seguiti da oltre 20 milioni di spettatori».
Ma quella gloriosa stagione stava per …finire con l’avvento delle Tv private e la conseguente invasione dei tele…film americani. Non a caso gli addetti ai lavori per de…finire i prodotti realizzati dagli anni Ottanta in poi parlano di fi…ction e non più di sceneggiato. L’ultimo è stato La piovra, la cui prima serie andò in onda nel 1984 con la regia di Damiano Damiani e Michele Placido nei panni del commissario Cattani. «Era una grande produzione con un respiro cinematografi…co. Che infatti è stata venduta in tutto il mondo».
Cosa resta di quella formidabile eredità? «La maggior parte delle fiction attuali non mi convincono: sembrano troppo costruite a tavolino, con colpi di scena prevedibili. E poi sono in genere semplicistiche, troppo rassicuranti, con i buoni e i cattivi sempre ben delineati: non hanno il coraggio di affondare nella complessità della realtà come fa un romanzo. Cosa mi piace? Il commissario Montalbano e Gomorra. Non a caso sono serie tratte da opere letterarie. Come i vecchi sceneggiati».

I vostri commenti
2

Stai visualizzando  dei 2 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo