L'imam Nader Akkad con papa Francesco
Che relazione esiste tra fede islamica e Bibbia? Quanto sono importanti le Sacre scritture cristiane per il mondo islamico?
A rispondere è Nader Akkad, 55 anni, imam, ingegnere, professore universitario, cittadino italiano nato in Siria. Attualmente Akkad collabora con la Grande Moschea di Roma come consigliere per gli affari religiosi e la fatwa. Fra gli altri incarichi, è fondatore e co-presidente della Commissione internazionale Mariana Musulmano Cristiana della Pami (Pontificia academia mariana internazionale) ed è impegnato nel dialogo interreligioso con la Cei.
“La fede islamica si fonda su tre principi fondamentali”, spiega Akkad. “Il primo, chiamato iman, è legato alla fede: dall’iman nasce il culto. Il secondo è, appunto, il culto o pratica religiosa, ovvero come mettere in pratica gli insegnamenti una volta che la fede è entrata nel cuore. Il terzo è un principio di perfezionamento, di crescita spirituale della fede e della pratica. La fede poggia su cinque pilastri, fondamentali per la teologia islamica, che si esprimono in cinque “credo”: credo in Dio, credo nei suoi angeli, credo nei suoi profeti, credo nei suoi libri, credo nell’ultimo giorno. A questi pilastri i sapienti musulmani ne hanno aggiunto un sesto: credo nel destino di Dio. Credere nei suoi profeti e nei suoi libri: da questi due pilastri deriva il rapporto dell’islam con i messaggeri di Dio e con le altre Scritture rivelate ai profeti. Dunque, tutti gli scritti che derivano da una rivelazione divina trasmessa attraverso i profeti diventa un valore per l’islam. Ricordiamo che nel sacro Corano sono citati 25 nomi tra profeti e messaggeri. La differenza è che il profeta riceve da Dio una rivelazione ma non ha il compito di trasmetterla a tutti, il messaggero invece riceve un testo da annunciare”.
Tra i profeti messaggeri più importanti, spiega l’imam, si possono ricordare Abramo, Mosè, Gesù, che ha portato il Vangelo, e Mohammed (Maometto). Dunque, per la teologia islamica sono fondamentali i profeti e messaggeri che ricevono e annunciano i testi sacri. L’islam, continua Akkad, segue il testo trasmesso attraverso il profeta Mohammed. “Tutti i libri trasmessi da Dio ai profeti sono grandi insegnamenti considerati parte integrante delle radici islamiche. L’islam vede tutte le scritture precedenti al Corano - che appartengono alla tradizione delle altre fedi - come se fossero un antico testamento. E il Corano stesso fa riferimento sia al Vecchio che al Nuovo testamento. Ad esempio nel testo coranico si narra l’annuncio del Vangelo - chiamato anche “buona novella “ in arabo - trasmesso da Gesù all’umanità”.
E a proposito della Bibbia in lingua araba, pubblicata dalla San Paolo, l’imam Akkad commenta: “L’islam è sempre felice quando ci si prende cura della Parola di Dio. Avvicinare questa Parola ai popoli è molto importante. E sapere che sarà pubblicata una nuova edizione della Bibbia in lingua araba fa gioire qualsiasi credente che sa che la Parola di Dio continua a camminare e ad arrivare ai diversi popoli nelle loro lingue. Sappiamo che questo testo è molto atteso dalle comunità arabe cristiane”. E conclude: “Il testo è una parola scritta, ma deve essere trasformato in una parola che si incarna, che cammina e parla. E questo è possibile solo attraverso il dialogo e il vivere insieme”.