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domenica 08 settembre 2024
 
 

Bibbia, un tesoro dimenticato

03/03/2011  Il 75 per cento degli italiani possiede a casa una Bibbia, ma soltanto il 27 per cento (il 38 per cento dei praticanti) ne ha letto almeno un brano nell'ultimo anno.

Il 75 per cento degli italiani (l’84 per cento dei praticanti) possiede in casa una copia della Bibbia. Il nostro Paese si colloca prima di Spagna, Francia, Russia e Olanda, ma dietro la Polonia (e fin qui nulla di sorprendente) nonhé Germania, Regno Unito e Usa. Solo il 27 per cento degli italiani, comunque (il 38 per cento dei praticanti), ha letto almeno un brano della Bibbia negli ultimi 12 mesi: e qui, peggio di noi, va solo la Sagna. Sono alcuni dei dati che emergono dalla ricerca promossa dalla Federazione biblica cattolica in nove Paesi in vista del Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio, svoltosi nell'iottobre 2008. A quasi 46 anni dalla Costituzione dogmatica conciliare Dei verbum,  sulla divina Rivelazione (18 novembre 1965),  la strada da percorrere appare dunque ancora lunga e impegnativa. A partire dai Comandamenti per finire ai Vangeli. L'ignoranaza è una minaccia ricorrente: dovendo scegliere tra Mosè e san Paolo chi sia un protagonista dell'Antico Testamamento, l'8 per cento degli italiani sbaglia di grosso indicando Paolo di Tarso e un 10 per cento si rifugia nel più classico dei "non so, non rispondo". Iniziative positive non mancano, a iniziare dalle Scuole della Parola. In troppe ore di religione e perfino in molte omelie la Bibbia è poi la grande assente, spesso sostituita da rabberciate analisi sociopolitiche e da catechesi superficiali. Tuttavia, il 62 per cento degli italiani chiede che nelle scuole si studi la Bibbia. Il fatto che questo parere sia condiviso dalla maggioranza degli intervistati anche negli altri Paesi e dagli appartenenti ad altre Chiese, avvalora quello che sostiene il cardinale Carlo Maria Martini: «La Bibbia è il grande libro per il futuro dell’Europa, non solo per le Chiese cristiane europee, perché è in grado di dare fondamento e nerbo a un dialogo interreligioso profondo e sincero». Ma le Sacre Scritture sono un libro “aperto” anche oltre le frontiere delle fedi,un dono che i cristiani «devono condividere con tutti gli uominie le donne che sono alla ricercadi ragioni per vivere, di una pienezza della vita» (Comunicare il Vangelo in un mondoche cambia, Cei, 2001). Ma come si può donare ciò che non si ama? E come si può amare ciò che non si conosce?

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