Guai a chiamarli creativi. O designer. Il termine giusto è Bigrockers. Che sarà pure di nicchia, ma in fondo il mondo del 3D, dall'architettura alla fotografia ai cartoni d'animazione, un po' lo è.
Fuori dalle grosse città, nel verde di Roncade (Treviso), c'è BigRock, una scuola dove ci si specializza in Computer grafica (c'è il corso base e quello avanzato), architettura tridimensionale, fotografia digitale, tecniche di fotoritocco con il famigerato Photoshop, video composizione e realizzazione di modelli 3D. Ci sono i corsi online, che si possono seguire a distanza, e quelli in aula. I corsi specialistici durano 5 giorni con orario full time, dalle 9.30 alle 18.30. Durata limitata (massimo sei mesi), profilo pratico (imparare a padroneggiare i programmi) e poi si vola negli Stati Uniti per vedere da vicino come lavorano le grandi case di produzione mondiale come la Pixar, DreamWorks e Sony.
«Abbiamo iniziato a collaborare con artisti come Alex Ongaro, che attualmente lavora in Dreamworks Animation, a Los Angeles, per la supervisione dei progetti degli studenti», spiega Guido Polcan che insieme a Marco Savini ha fondato BigRock. «Ad ogni master», continua, «voliamo in America per far toccare con mano ai ragazzi i punti di riferimento mondiali della computer grafica».
Una passione in cui Polcan si è imbattuto quasi per caso. «Era l'unico modo per poter rimorchiare qualche ragazza», scrive ironicamente sul suo profilo, «mi hanno detto che così si poteva andare sui set dei film di Hollywood... E così, in effetti, è stato».
Savini, invece, è dal 1997 che si cimenta con la Computer Grafica.
All'inizio era solo un hobby, poi è diventato un lavoro. Un elemento che
accomuna molte, quasi tutte, le storie dei ragazzi che tentano
quest'avventura.
Oggi BigRock è diventata una delle realtà di riferimento del settore. In
cinque anni di attività ha sfornato circa mille professionisti, per un
totale di 10 mila ore di corso. L'età media è di circa 25 anni. Circa
l'85 per cento dei ragazzi, spiegano dallo staff, trovano un impiego in
pochi mesi, grazie anche alle numerose partnership che BigRock ha con
gli studi d'animazione d'Oltreoceano. Il prossimo master in Computer grafica avrà inizio il 12 marzo.
E ci sono già ex studenti
illustri, tra i quali spicca Marco D'Ambros che ha lavorato alla
realizzazione di Happy Feet 2.
Cinque anni fa, il primo Happy Feet, la saga dei pinguini in 3D, conquistò l'Oscar come miglior film d'animazione. Poi George Miller, il regista, ci ha preso gusto e nel novembre scorso è uscito il sequel, Happy Feet 2. In pochi, forse, sanno che del team di progettisti incaricato di creare e modellare i simpatici animali alle prese con lo scioglimento dei ghiacci ha fatto parte anche un giovane italiano: Marco D'Ambros, 29 anni, brianzolo di Vimercate. Da piccolo sognava di fare il progettista d'aerei e per questo si è iscritto al Politecnico di Milano. Poi è arrivata la folgorazione per i cartoni animati in 3D. E la sua carriera ha preso un'altra piega.
Marco, com'è cominciata quest'avventura?
«Quasi per caso. Ho sempre avuto la passione per videogame e film, soprattutto la saga di Star Wars. Ma da ragazzo ho sempre voluto fare il progettista di aerei, quindi ho studiato come tecnico aeronautico e poi mi sono iscritto a Ingegneria aerospaziale».
Poi cos'è successo?
«Al secondo anno di corso ho iniziato a scoprire i primi software 3D e da lì mi è venuta la curiosità di capire cosa c'era sotto e come funzionavano. All'inizio cercavo un corso universitario ad hoc senza trovare nulla di interessante. Poi ho trovato la scuola di BigRock dove ho scoperto questo mondo per me del tutto nuovo e al quale mi sono subito appassionato».
Nel team di Happy Feet 2 che ruolo avevi?
«Quello di rigging technical director. Il mio compito, in pratica, era quello di creare lo “scheletro” e la “muscolatura” a tutti i personaggi del film. Questi sistemi permettono di far muovere i modelli in 3D, come ad esempio i pinguini e le foche di Happy Feet, che altrimenti resterebbero statici e immobili».
Eri l'unico italiano del gruppo?
«No, ero insieme ad altri 15 ragazzi, tutti d'età compresa dai 25 ai 35
anni. In tutta la produzione eravamo circa in 500, provenienti da
diverse parti del mondo. Tra di noi c'è stato fin da subito grande
affiatamento, ci siamo divertiti molto».
C'è qualche artista o designer a cui ti ispiri?
«Ci sono alcune persone che stimo e che spero un giorno di poter
eguagliare. Magari, sono sconosciute al grande pubblico ma nel mio campo
sono considerate delle vere e proprie “leggende”. Si tratta, solo per
citarne alcuni, di Guido Quaroni, Luca Prasso, Andrea Maiolo, Maurizio
Giglioli, Davide La Sala. È stato come un sogno che si avvera quando,
grazie a BigRock, siamo andati in “gita” negli Stati Uniti per ammirare
il loro lavoro, stringergli la mano e vedere dal vivo società come
Pixar, ILM (Industrial Light & Magic), DreamWorks, Sony».
Come sei finito nel gruppo di Happy Feet 2?
«La selezione è avvenuta come da prassi nel nostro settore. Abbiamo un
“reel”, cioè un video, dove si possono vedere i lavori personali.
L'azienda valuta il reel e il curriculum di ogni candidato. Se gli piace
si fanno due colloqui, al telefono o via Skype. A me è andata bene e
sono andato a Sidney in Australia per lavorare».
Di BigRock c'eri solo tu?
«Sì, ero l'unico bigrocker».
Che progetti hai per il futuro?
«Il mio sogno è quello di poter lavorare in alcune di queste case di
produzione americane. L'ILM, ad esempio, la società creata da George
Lucas per Star Wars, ha praticamente inventato gli effetti speciali nei
film. Alla Pixar, invece, che forse è la miglior società del mondo in
questo campo, si devono i cartoni animati in 3D».
A un giovane che cerca lavoro gli consiglieresti questa carriera?
«Sì, senza dubbio. È un bel settore, non facile ma molto interessante e
dinamico».
Qual è il segreto per farcela?
«Aver sempre voglia di imparare, non pensare mai di essere arrivati e
ascoltare tutti i consigli delle persone che ti sono vicine. Inoltre, è
importante essere flessibili e aperti a culture e modi di vivere
differenti visto che bisogna lavorare con persone di varie nazionalità. E
questo è un altro dei motivi per cui amo tanto il mio lavoro».