Si parla tanto di calo demografico nel nostro Paese ma, tenendo presente la situazione mondiale, è riconosciuto che l’impatto dell’uomo sull’ambiente è determinante per lo sfascio dello stesso e che c’è un limite di sostenibilità. Allora non sarebbe più urgente parlare di paternità e maternità responsabili? Altra considerazione da semplice madre di famiglia: se invece di tre figli ne avessi otto o dieci, come si vede in programmi di denuncia sulla povertà di certe zone, mi troverei nella stessa situazione? È questo che vogliamo? Non sarebbe più opportuno puntare sull’educazione, soprattutto femminile, nel decidere sul numero adeguato di figli che ognuno può avere?
MARIA LUISA CHIESA
Cara Maria Luisa, diversamente da quel che a volte si pensa, l’insegnamento della Chiesa è incentrato sulla paternità e maternità responsabili. Che non significa solo attenzione agli aspetti biologici ma anche, come si legge nell’enciclica di Paolo VI Humanae vitae, attenzione «alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali» in cui la famiglia si trova. Sono dunque d’accordo con te sull’importanza dell’educazione. Non si tratta di avere otto o dieci figli, ma di essere responsabilmente aperti alla vita.
Lo stesso papa Francesco ha raccontato questo aneddoto: «Io ho rimproverato alcuni mesi fa una donna in una parrocchia perché era incinta dell’ottavo dopo sette cesarei. “Ma lei vuole lasciare orfani sette?”. Questo è tentare Dio. La strada è la paternità responsabile». Quanto invece al limite di sostenibilità delle nascite, è una tesi definita neo-malthusianesimo. Come ha detto ancora il Papa, è un modo da parte delle grandi potenze di controllare l’umanità. Lo sfascio dell’ambiente dipende infatti, in realtà, da uno sfruttamento indebito delle risorse a puro scopo di lucro economico. Senza contare l’enorme spreco di alimenti che c’è nel nostro mondo occidentale.