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giovedì 03 ottobre 2024
 
 

Per i sogni: «Bisogna soltanto aver pazienza»

20/11/2013  Centinaia di video, mail, sms, lettere sono giunti al Garante Vincenzo Spadafora in risposta alla sua iniziativa “I have a dream”.

«Ciao. Innanzitutto mi presento. Mi chiamo Gabriele, ho 16 anni e sono uno studente del liceo scientifico. Sfogliando il quotidiano vengo subito attratto da una frase scritta a caratteri cubitali: "Puoi scegliere se cancellare il futuro o riprendertelo". Eh, già... i sogni per me sono tutto. Ho imparato che qualcosa prima di. volerla bisogna sognarla. Non mi pongo enormi ambizioni dinanzi a me, mi illuderei solamente, ma ho imparato che con il tempo i sogni si avverano, bisogna solamene aver pazienza. Volere tutto e subito non porta da nessuna parte. Ognuno di noi per il futuro ha un proprio sogno. Il mio sogno è quello di fare l' imprenditore. Aprire un azienda è quello che ho sempre voluto. In questi tempi duri fa molto male sentire di imprenditori e operai che decidono di rinunciare a una cosa bellissima quale la vita per colpa della crisi. Non sono un esperto ma pare che l' economia stia andando a rotoli nel nostro Paese. Spero che si faccia qualcosa da parte vostra per incentivare il settore e ridare vita al MADE IN ITALY. Grazie per avermi dato ascolto».

Quello di Gabriele è un messaggio fra quelli più lunghi, fra le centinaia di video, mail, sms, lettere, giunti al Garante Vincenzo Spadafora, in risposta alla sua iniziativa “I have a dream”. Un “sogno” raccontato e argomentato. Altri sono molto sintetici, anche di una sola parola: «Viaggiare», come scrive Chiara di Milano. Ci sono sogni tipici come fare il pilota, entrare nel mondo della moda, diventare attrice.
Ma non sono questi che colpiscono, e non sono nemmeno i più numerosi: «Il mio più grande sogno è avere un Paese con una politica stabile e giusta che assicuri i diritti di tutti (anche degli immigrati)», dice Gabri Pera (così si firma). Oppure Gaia di Ravenna, che sogna «un'Italia diversa, rinata dalla cultura e dall'innovazione», ma che immagina anche un futuro per sé: «Tutti noi abbiamo grandi ambizioni», scrive, «io, 17 anni, alle porte del quarto anno al Liceo Classico, sogno di poter entrare nel mondo del cinema, un giorno. Chissà, sceneggiatrice, assistente di regia o altro ancora: il mondo dietro la cinepresa è grande, e magari ci sarà un piccolo spazio anche per me. Voglio farlo per il mio Paese e per chi mi sta accanto; voglio mostrare l'importanza del rispetto e la forza dell'amore, il coraggio di vivere, la bellezza della semplicità, le meraviglie della Natura e l'orgoglio che provo per la mia patria. Non mi chiedo se posso farcela, questo si vedrà, io tento di vivere tra Entusiasmo e Leggerezza, cerco di andare avanti nonostante tutto, provo a raggiungere un traguardo. E sogno, sogno un'Italia che ci dia un futuro, perché può farlo».

E ancora Irene che spiega: «Non so cosa il mio futuro mi porterà a fare ma il mio SOGNO è lavorare in ITALIA, il mio Paese, le mie radici! Ho paura vedendo ciò che attualmente stiamo vivendo che non sarà facile, aiutate questi prossimi cittadini italiani a non scappare dal proprio Paese!!».

Eccoli i messaggi più numerosi, e anche più preoccupanti: il sogno di non dover lasciare l'Italia per poter lavorare, o viceversa il desiderio di andarsene, perché nel nostro Paese non c'è futuro. Tanti anche i “sogni a metà”, ossia quelli che nella prima parte esprimono la grande aspirazione della vita, ma poi, come scrive Salvatore, «rimango con i piedi per terra e in un futuro mi "accontenterei" di una bella casa, un buon lavoro e una compagna che mi voglia bene... e magari, perchè no ?! un posto tutto mio dove poter coltivare la mia passione!», cioè la musica.

Desideri ridimensionati. Sogni, come dice Spadafora, che in realtà sono diritti, sempre più negati: un lavoro, farsi una famiglia, avere dei figli. Chi 30 o 40 anni fa sognava solo questo? Tanti allora speravano di “cambiare il mondo”. Oggi sono in troppi a sognare semplicemente una vita normale. E temono di avere desideri troppo arditi: «Il mio sogno», dice Giulia, «è quello di vincere una borsa di studio per andare a studiare durante l'estate in una scuola all'estero. Il problema è che di borse di studio non ce ne sono». Due sole righe emblematiche, che dovrebbero suscitare profonde riflesioni – e preoccupazioni – in chi si trova oggi a guidare le sorti del nostro Paese. Chi ha cancellato i Sogni Grandi dai pensieri di Giulia?

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