(Joseph Blatter tra Michel Platini, a sinistra e Franz Beckembauer).
Un anno fa, proprio in questi giorni, un uomo di 78 anni è partito in aereo dall'Europa per raggiungere la Giordania, dove è stato accolto con tutti gli onori. Quindi il visitatore si è spostato prima a Ramallah, dove ha incontrato il leader palestinese Mahmoud Abbas. Tappa successiva Israele, dove l'illustre viaggiatore si è intrattenuto con il primo ministro Netanyahu. Fra un incontro ufficiale e l'altro, un contorno di eventi e cerimonie. Di chi stiamo parlando? Di papa Francesco? Esatto. Di Joseph Blatter? Giusto, anche di lui.
Eh sì, perché per capire chi è stato Joseph Blatter basterebbe curiosare fra la sua agenda e vedere che vita ha fatto durante il suo regno ai vertici del calcio mondiale. Blatter, come pochi altri, ha avuto il privilegio di poter atterrare in ogni angolo del Pianeta con tutti gli onori. Se chiedeva di poter incontrare un capo di stato o un primo ministro, per lui si spalancavno le porte. Così, un anno fa, mentre papa Francesco era ancora impegnato nel suo viaggio apostolico in Terra Santa, Blatter si imbarcò per il Medio Oriente in un viaggio ufficiale che ha seguito, quasi passo per passo, le orme del Pontefice. C'è poco da stupirsi. Il football è una religione universale. Se il Papa non può ancora atterrare in Russia, in Cina o nei Paesi del Golfo, il grande capo della Fifa trova invece tappeti rossi, limousine e trattamenti da re in ogni continente e sotto ogni regime.
Guidare la Federazione calcistica mondiale dà uno status comparabile a quello del Segretario generale dell'Onu. Con almeno due differenze. Primo: alla Fifa sono associati 209 Paesi, contro i 193 Stati membri delle Nazioni Unite. Secondo: l'Onu, lo si è visto più volte, ha sempre di più una scarsa importanza. Invece il calcio è una passione globale, che smuove interessi colossali. Facile concludere che Blatter conta (o almeno fino a ieri contava) più di Ban ki-moon. Si capisce, perciò, quanto sia costato a Blatter annunciare il suo addio alla poltrona sulla quale si era avvitato l'8 giugno del 1998. Fanno diciassette anni. Tanti, ma ancora pochi rispetto ai record dei suoi predecessori. Il brasiliano Joao Havelange guidò la Fifa per 24 anni, mentre il francese Jules Rimet regnò per ben 33 anni, dal 1921 al 1954.
Ma Blatter ha sguazzato in questo mondo ben prima del 1998. Per 23 anni è stato nell'ombra di Havelange come direttore dei programmi di sviluppo tecnico della Fifa. Dell'uomo nato a Visp nel 1936 si sa che è stato mediocre calciatore fra i dilettanti, si è laureato in Economia, sarebbe stato un colonello dell'esercito svizzero, quindi ha lavorato nel settore delle pubbliche relazioni in due ambiti che più svizzeri di così si muore: l'hockey su ghiaccio e gli orologi. In seguito Blatter è stato dirigente della squadra di calcio del Neuchatel, infine l'approdo alla Fifa.
Tutto concentrato sulla sua irresistibile carriera, Blatter ha fatto fatica a gestire la vita privata. Ha una figlia e si è messo alle spalle tre matrimoni con altrettanti divorzi. L'ultima compagna ha 28 anni meno di lui. Ufficialmente quanto guadagna uno come Blatter? Le certezze sono poche. Nel 2007 l'interessato dichiarò in una intervista: “Non prendo uno stipendio, ma un compenso. Sono un pensionato. Prendo un milione di dollari all'anno. Mi sembra appropriato per un presidente esecutivo”. Il resto sono tutti benefit e privilegi vari. Inviti, ricevimenti, viaggi in prima classe, congressi in luoghi esotici (nel 2013 il congresso mondiale della Fifa si svolse alle Mauritius), alloggi in suites lussuose, premuorose guardie del corpo, autisti scattanti nell'aprire le portiere delle limousine.
La missione di Blatter, da zar della Fifa, è stata quella di allargare sempre di più i confini del calcio, portandolo al di fuori dei tradizionali recinti dell'Europa e del Sudamerica. Quindi abbiamo avuto i mondiali in Sudafrica e sono annunciati, salvo sorprese e ripensamenti, quelli nella Russia di Putin (2018) e nel Qatar dalle temperature impossibili (2022). Attorno alla Fifa e ai suoi dirigenti sono girati un sacco di soldi e gli scandali che hanno affondato Blatter sono soltanto gli ultimi di una lunga serie. Non c'è mai stata quella trasparenza celebrata proprio da Blatter quando nel 2007 inaugurò in pompa magna la nuova sede della Fifa, con la facciata ricoperta da grandi vetrate. Già nel 2011, al momento della sua rielezione per un nuovo mandato, nella tempesta di un ennesimo scandalo, Blatter ammise: “Pensavo che stessimo vivendo in un mondo di fair-play, rispetto e disciplina, ma devo sfortunatamente constatare che non è più così, perché la nostra piramide, la famosa piramide della Fifa, è all'improvviso poco solida nelle fondamenta ed è in pericolo”. Aveva ragione. Ora la piramide ha travolto il faraone.