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martedì 18 marzo 2025
 
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Boeri e la pensione per i cinquantenni esodati

06/11/2015  Cinquecento euro per chi ha perso il lavoro e ha più di 55 anni. Una proposta sacrosanta. Un po' meno il metodo per finanziarla. La latitanza del Governo su un tema cruciale per il Paese

(Nella foto: Tito Boeri, presidente dell'Inps)


In questi giorni il presidente dell’Inps Tito Boeri è al centro di una campagna mediatica molto "politica", cui non eravamo abituati.
I suoi predecessori (come Antonio Mastropasqua) si limitavano a commentare di tanto in tanto la sostenibilità dei conti e i bilanci di previsione. Boeri invece ha esportato uno stile nuovo, addirittura sovrapponibile a quello del ministro del Lavoro e del Welfare Giuliano Poletti. La sua ultima esternazione riguarda un piano previdenziale per combattere la povertà: reddito minimo garantito di 500 euro per chi ha più di 55 anni di età. Si tratta certamente della fascia generazionale più critica, poiché nessuna ripresa, come accertano gli economisti, potrà farci recuperare tutti i posti perduti in questa lunga crisi che si è trascinata dal 2008. Dunque è necessario assicurare a chi è uscito ineluttabilmente dal ciclo produttivo un reddito di sussistenza dignitoso, fino a quando non raggiungerà l’età della pensione.

Le parole dette da Boeri ai microfoni del vicedirettore di Radio Vaticana Luca Collodi, in occasione della visita dei dirigenti Inps da Francesco, sono dunque pienamente condivisibili. “Le persone che hanno perso il lavoro dopo i 55 anni e che si trovano in condizioni di indigenza”, ha spiegato Boeri, “sono al centro delle nostre preoccupazioni”. Boeri ha poi aggiunto che su 100 euro che noi spendiamo in trasferimenti sociali, solo tre vanno al 10 per cento  più povero della popolazione: "Noi quindi vorremmo che si desse davvero priorità ai poveri nel nostro sistema di protezione sociale”. Quello che è più discutibile è dove reperire le risorse necessarie a finanziarie questo sussidio minimo. Boeri ha indicato una soluzione: i prelievi dalle cosiddette "pensioni d’oro" e dai vitalizi per cariche elettive dei nostri parlamentari e consiglieri regionali. Il presidente dell’Inps indica il taglio, oltre che dei vitalizi dei politici, delle rendite di oltre 5mila euro lordi al mese e il congelamento degli adeguamenti di quelle da 3.500 a 5000 euro. Davvero si tratta di pensioni d’oro? Tutto è relativo, ma parrebbero più pensioni d’argento. Spesso sono il frutto di una vita trascorsa a lavorare dodici ore al giorno e più, guadagnandosi una posizione di dirigente o manager.  Che diritto avrebbe lo Stato di far calare la ghigliottina su dei diritti acquisiti? L’operazione porterebbe a un ulteriore impoverimento della classe media, ormai falcidiata dalla  crisi.

Comunque il ministro del Lavoro Poletti e il premier Renzi hanno detto di no. Nella legge di stabilità di quest'anno non se ne parla. Ma il problema resta e Boeri ha fatto bene a sollevarlo. Qualcuno potrebbe chiedersi perché lo abbia fatto Boeri e non Renzi. La risposta meriterebbe un ulteriore articolo.    

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