Versano 8 miliardi, ne ricevono 3 in prestazioni sociali. Sono i numeri appena elencati da Tito Boeri, presidente dell'Inps, il quale conferma, perché era già intervernuto sull'argomento, che gli immigrati contribuiscono in modo determinante alla crescita della ricchezza in Italia, fornendo al sistema Paese un punto di Pil sotto forma di contributi. «Abbiamo calcolato che sin qui gli immigrati ci hanno regalato circa un punto di Pil di contributi sociali a fronte dei quali non sono state loro erogate delle pensioni».
Le affermazioni sono state fatte dal presidente dell'Inps in un'audizione alla Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema di accoglienza dei migranti. In particolare, Boeri spiega che «gli immigrati regolari versano ogni anno 8 miliardi contributi sociali e ne ricevono 3 in termini di pensioni e altre prestazioni sociali, con un saldo netto di circa 5 miliardi per le casse dell'Inps».
Boeri ha precisato che c'è sempre più bisogno di immigrati regolari, anche se aumantano gli irregolari. Ma con lo stop agli arrivi il Paese registrerebbe un aggravio pari a 37 miliardi di costi nel 2040, in caso di un azzeramento dei permessi di lavoro per lavoratori stranieri.
«Proprio mentre aumenta tra la popolazione autoctona la percezione di un numero eccessivo di immigrati, abbiamo sempre più bisogno di migranti che contribuiscano al finanziamento del nostro sistema di protezione sociale». Nello studio presentato alla Camera, il presidente dell'inps ha spiegato che «il nostro Paese ha chiuso molti canali di ingresso regolare nel mercato del lavoro, mentre sta attraendo un crescente numero di rifugiati ed immigrati irregolari» anche se è proprio l'immigrazione regolare che «contribuisce a finanziare il nostro sistema pensionistico».
In particolare aiuta il fatto che gli immigrati che arrivano sono giovani, lontani dall'età della pensione, con l'80% dei nuovi permessi di soggiorno che è concesso a stranieri con meno di 35 anni. La quota degli Under 25 che cominciano a contribuire all'Inps come dipendenti, poi, è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015.
Inoltre, Boeri ha affermato che non è con i bonus temporanei che si risolve in Italia la questione della scarsità di nascite. Anche con politiche per la fecondità, il contributo migranti anche qui è determinante: «Non sono i bonus temporanei a cambiare la propensione degli italiani a riprodursi. Il contributo degli immigrati regolari al sistema previdenziale italiano rimarrebbe fondamentale anche nel caso in cui venissero introdotte delle politiche efficace per l'aumento del tasso di fecondità delle donne italiane».