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mercoledì 11 settembre 2024
 
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Boko Haram, quando l'orrore recluta i bambini

10/01/2015  La bambina kamikaze è l'emblema dell'evoluzione che la violenza di Boko Haram sta avendo in Nigeria

Assieme a fratel Fabio Mussi, missionario laico del Pime, di stanza a Yagoua, nel nord del Cameroun, al confine con il Ciad, cerchiamo di capire la strategia della setta islamica Boko Haram. Il principio fondamentale è il rifiuto di tutto quanto non è conforme alla legge coranica, interpretato in senso radicale, fino alla creazione di Stati – o Sultanati - di soli credenti nella vera fede islamica. Il progetto sarebbe proprio quello di costituire un Califfato, sul tipo di quello iracheno, nel territorio a cavallo tra Nigeria e Cameroun. Dato l'intensificarsi degli attacchi terroristici, tra dicembre 2014 e gennaio 2015, la domanda da porsi è chi siano coloro che vanno ad ingrossare le file di Boko Haram nel Cameroun.

Non più solo fanatici nigeriani che sconfinano per racimolare denaro con il rapimento di occidentali. Oggi ormai è chiaro che il movimento è costituito e sostenuto anche da persone originarie del Cameroun, oltre che da jihadisti arrivati dalla Libia e dal Mali. Cifre ufficiose parlano di 700 giovani partiti dall'Estremo Nord del Cameroun e dalla regione degli altipiani di Adamawa, per unirsi alla setta islamica. Alcuni di loro hanno telefonato a casa per salutare la famiglia e dire che andavano a combattere per un "Islam più radicale e potente". È un'ideologia forte, che fa presa su giovani disperati, delusi da un potere centrale clientelare, che ha favorito pochi e non ha creato prospettive lavorative e di miglioramento di vita. Così costoro sono attratti da quanti li spronano alla rivoluzione nel nome della "fede nel vero Islam". E non va sottovalutato lo stipendio mensile, che Boko Haram offre ai "suoi dipendenti": 180mila franchi locali, ovvero 300 euro; in quei luoghi sono lo stipendio di un direttore di una scuola o di un funzionario governativo. Quindi, una cifra molto appetibile. La condizione è che non si torna indietro. Chi ci ripensa, viene sgozzato, e questo è di esempio per gli altri. Alla motivazione economica, si aggiunge quella psicologica del poter maneggiare armi, e quindi di sentirsi forti, di fronte anche alla polizia. Inoltre, va sottolineata la presenza di ragazzini di 12, 13 anni, che conferma che Boko Haram ha iniziato il reclutamento di bambini soldato.

Inoltre, altro fatto ormai chiaro è che non si tratta di un movimento che risponde a un’unica gerarchia, bensì formato da diversi gruppi, che fanno riferimento alla sigla più nota, ma che hanno una certa autonomia decisionale e organizzativa nell’area di competenza.  Dal 2013, quando Boko Haram è uscito allo scoperto, ad oggi, c’è stato un cambiamento nella modalità di azione. Non rapiscono più solo gli stranieri, ma anche personalità influenti, in ambito politico ed economico. Prova ne è l’assalto a Kolofata, provincia di Mayo Sava, alla casa del vice primo ministro Amadou Ali, con il sequestro di sua moglie Agnese, cristiana del sud del Cameroun, tuttora in ostaggio. Un gesto che ha fatto grande scalpore, perché avvenuto di giorno, con pick up normalmente utilizzati dalle forze dell’ordine e con i miliziani che indossavano le divise dell’esercito. Per sottolineare di poter fare il bello e il brutto tempo, per nulla preoccupati della  reazione.

Un ulteriore fenomeno – che per ora ha riguardato la Nigeria, ma non il Cameroun, sono le azioni kamikaze, con protagonisti donne e bambini, sul tipo di quelle che avvengono in Afghanistan. In Nigeria, il conflitto si sta inasprendo - come ha dimostrato la strage di Baga - perché il Paese è ormai entrato in campagna elettorale. Il 14 febbraio i nigeriani voteranno per eleggere il nuovo parlamento e il nuovo presidente. Il capo di Stato uscente, Goodluck Jonathan (cristiano del sud), che si presenta per la terza volta, è sempre più impopolare, proprio perché non riesce a fermare l'avanzata di Boko Haram. L'opposizione appoggia il musulmano del nord Muhammadu Buhari (già al potere in Nigeria negli anni '80, durante la dittatura dei militari).  

 
 
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