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domenica 15 settembre 2024
 
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Boko Haram, prove di un califfato africano

19/01/2015  80 rapiti, tra cui 50 bambini. La setta islamista colpisce ancora in Camerun. Ormai l'obiettivo sembra chiaro: creare un califfato in Africa simile a quello sorto in Iraq.

Con l’attacco di Baljouwel del 26 dicembre 2014 (distretto di Mayo-Moskota, parrocchia di Nguetchéwé), è stato ormai chiaro che Boko Haram è dentro al territorio del Camerun, e la fascia nord, al confine con la Nigeria, è una specie di quartier generale.
Una zona di accampamenti, dove i terroristi “scaricano” i rapiti, in attesa che la loro richiesta di copiosi riscatti venga soddisfatta. Ma l’ultimo rapimento, perpetrato ieri nel villaggio di Mabass, che ha visto i terroristi sequestrare un’ottantina fra donne e bambini, dopo aver messo il villaggio a ferro e fuoco, sembra avere uno scopo diverso.
Dato che ieri sono arrivate in Camerun le truppe inviate dal vicino Ciad per far fronte al gruppo fondamentalista, è evidente che il “più grande sequestro di persone mai effettuato nel Paese”, - come ha detto il ministro dell’informazione camerunense, Issa Tchiroma Bakary – vuole essere un’azione dimostrativa.

La setta islamista ha mandato, così, al governo centrale un messaggio chiaro: quella zona è off limits, e l’obiettivo finale sembra essere quello di creare, nell’area compresa tra Nigeria, lago Ciad, Cameroun e Niger, un califfato simile a quello sorto in Iraq. Inoltre, i bambini rapiti potrebbero essere destinati a rimpinguare le fila dei kamikaze, com’è accaduto la scorsa settimana nel Borno, con le bambina nigeriane. Nelle stesse ore, nel nord della Nigeria, un nuovo attentato kamikaze colpiva la città di Potiskum. In Cameroun, la gente è nel panico.
La maggior parte è scappata verso più verso l’interno, città come Mozogo, Moskota, Koza, Mokolo, Maroua, si sono viste arrivare migliaia di profughi. Il nord è deserto. Scuole, mercati, centri sanitari sono completamente chiusi. I pochi missionari – di stanza a Maroua – possono andare in visita alle parrocchie solo ben scortati.
Ma in alcuni villaggi, come Bornori, Djbrili, Talakatchi, Zénémé, Gouzda Vréket, Goldavi, Talkomani, la stessa Nguetchéwé (dove, nel novembre 2013, fu rapito il parroco, il missionario francese padre Georges Vandenbeusch, prima azione che rivelò lo sconfinamento di Boko Haram in Cameroun), la gente è rimasta, il che ha fa pensare a complicità con i terroristi.
Un problema quello delle complicità fra comunità locali e terroristi, che rende più difficile il lavoro di repressione da parte dell’esercito. A causa della distruzione dei villaggi, con coltivazioni e allevamenti annientati, secondo la Caritas locale, nei prossimi mesi, nei dipartimenti di Mayo-Sava e Mayo-Tsanava, potrebbe verificarsi una carestia, che andrebbe ad aggravare ulteriormente la già pesante situazione umanitaria.

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