Laura Boldrini presidente della Camera (con 327 voti), terza donna a ricoprire quel ruolo dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti, è una bella notizia fuorché per Ignazio La Russa (che la definì “una di Rifondazione”), per quel che rimane della Lega e per la maggior parte dei deputati del Pdl. La sua biografia, al di là delle appartenenze politiche (che peraltro si annullano, visto l’alto profilo istituzionale, “super partes” della sua funzione) sono il segno di un tempo nuovo, di un diverso atteggiamento del Paese nei confronti di questa nostra epoca delle migrazioni.
Un’epoca che presenta problemi complessi e chiede soluzioni complesse, ma necessariamente nel solco dell’accoglienza e della solidarietà. Con Laura Boldini, dopo il ministro della Cooperazione Andrea Riccardi, l’epoca dei respingimenti, delle impronte ai rom, del reato di clandestinità, della denuncia dei migranti senza permesso di soggiorno che si presentavano al Pronto Soccorso, sembra essere finalmente alle spalle. Quasi una parentesi, una brutta parentesi, della nostra storia, colpita anche da sentenze dei tribunali internazionali. La stessa biografia della Boldrini è già un programma politico-istituzionale. Classe 1961, marchigiana di Macerata, laurea in Giurispudenza, giornalista Rai, ha intrapreso nel 1989 la carriera diplomatica presso le Nazioni Unite, lavorando per quattro anni alla Fao, l'agenzia alimentare e agricola dell'Onu. Dal 1993 al 1998 ha svolto diversi incarichi presso il World Food Program in qualità di rappresentante per la stampa.
Ma è come portavoce dell’Alto Commissariato per i rifugiati, dal 1998 al 2012, che ha riscosso maggiore popolarità, impegnata su tutti i fronti “caldi” del pianeta, occupandosi dei flussi di migranti nel Mediterraneo e rivestendo numerose missioni in luoghi di crisi: Ex Jugoslavia, Afghanistan, Pakistan, Iraq, Iran, Sudan, Caucaso, Angola, Ruanda. In virtù della sua attività, del ruolo che ha rivestito e delle missioni portate a termine, Famiglia Cristiana, nel suo numero uno del 2010, l’ha indicata come italiana dell’anno 2009. In uno dei periodi peggiori per l’accoglienza e la solidarietà il nostro settimanale ha voluto premiarla in ragione del “costante impegno, svolto con umanità ed equilibrio, a favore di migranti, rifugiati e richiedenti asilo, oltre che della “dignità e fermezza mostrate nel condannare (...) i respingimenti degli immigrati nel Mediterraneo effettuati nell’estate del 2009”.