Ci sono opere che rapiscono cuore e mente, e che difficilmente si dimenticano: perché rappresentano il dolore, la grandezza, la luce, la poesia, la forza dell’uomo anche nella disperazione. Molte di queste opere appartengono al ‘900. “Dialogues des Carmélites” (I dialoghi delle carmelitane) di Francis Poulenc è una di queste ed il Teatro Comunale di Bologna l’ha programmata dall’11 al 16 di marzo (per la prima volta nella sua storia).
Per chi ama la musica è un’occasione da non perdere, quanto meno grazie alla diffusione radiofonica della prima su Rai3 alle 20. Tratta dal testo di Georges Bernanos ed ambientata ai tempi della Rivoluzione francese, Dialogues des Carmélites è la celebrazione del martirio in nome di una fede animata dalla luce divina che la musica traduce in melodie, cori, preghiere di una semplicità e forza melodica che lasciano senza fiato.
Poulenc (1899 – 1963) è uno dei massimi autori del secolo passato. Noto per la sua adesione al Gruppo dei Sei (composto da artisti di varie discipline), compositore brillante e lontano dagli sperimentalismi, uomo amante della bella vita benché pubblicamente osteggiato per la sua dichiarata omosessualità, Poulenc fu illuminato da una conversione che ne mutò il destino e l’ispirazione in seguito ad un pellegrinaggio alla Madonna Nera di Rocamadour nel 1936.
Da quel momento scrisse alcune delle più belle pagine sacre o di ispirazione sacra della storia. Pagine poetiche, di una dolcezza struggente: come il suo “Gloria” diretto in prima esecuzione assoluta dall’amico (e da tutti rimpianto) George Prêtre. “Dialogues des Carmélites” si basa su una vicenda storica: il 17 luglio del 1794, in pieno regime del Terrore, vennero ghigliottinate a Parigi sedici suore carmelitane ree di non avere rinunciato ai loro voti. Nella sconvolgente scena finale una per una le religiose si avviano al patibolo intonando il “Salve Regina”, mentre violenti accordi dell’orchestra riproducono il rumore della lama che scende spegnendo il loro canto. L’opera, commissionata dall’editore Ricordi, venne rappresentata per la prima volta a Milano nel 1957 nella traduzione italiana di Flavio Testi.
Lo spettacolo di Bologna, accolto con entusiasmo al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi nel 2013 (si è aggiudicato il “Grand prix du théâtre du Syndicat de la critique”) è diretto dal francese Jérémie Rhorer, già sul podio a Parigi. Il cast è interamente formato da interpreti francofoni, fra i quali il soprano canadese Hélène Guilmette, nel ruolo principale di Blanche de la Force, e il soprano francese Sandrine Piau. La regia è firmata da un altro straordinario protagonista del teatro di questi anni: Olivier Py, un artista che sa creare con pochi elementi l’essenza del teatro.