L’hanno chiamato Monitoraggio dei piani dell’offerta formativa, uno stringato dossier che riguarda le scuole di Bologna e provincia. Non sono certo nuovi alle polemiche ma quando l’hanno presentato, in coincidenza con l’avvio del nuovo calendario scolastico, hanno suscitato una valanga di proteste, al di là delle loro stesse aspettative. Parliamo del comitato bolognese “Difendiamo i nostri figli-Family Day” e di quella che si presenta come una vera e propria mappatura delle scuole di Bologna e provincia, valutate sulla base del grado di ideologia gender presente nel “Pof”, ovvero nel piano dell’offerta formativa, comprese le attività extracurriculari.
Sono 113 istituti, di ogni ordine e grado, dalla primaria ai licei. Per ogni scuola, a partire dal documento, è possibile accedere al link ed esaminare direttamente il piano. Il comitato da parte sua, dopo un lavoro durato diversi mesi, ha assegnato a ognuna un colore. Verde se non si sono rilevate tracce di ideologia gender, giallo in presenza di indizi, rosso se il livello di attenzione deve essere mantenuto alto. In due casi viene sottolineata la mancanza di trasparenza.
Le “opposizioni” - è il caso di dirlo perché l’iniziativa del comitato è stata appoggiata da Forza Italia - sono letteralmente insorte. “Una barbarie”, l’ha definita il senatore Sergio Lo Giudice, presidente onorario di Arcigay, “una schedatura di stampo fascista”. Sulla stessa lunghezza d’onda la senatrice Pd Francesca Puglisi, madrina della “buona Scuola”, che parla addirittura di “liste di proscrizione” mentre Maurizio Lazzarini, che presiede l’Asabo (l’associazione dei presidi) denuncia “un clima da caccia alle streghe inaccettabile”.
Sconcerto ma nessuna marcia indietro da parte del portavoce del Comitato, David Botti. “Noi non abbiamo schedato nessuno né abbiamo inteso dare giudizi o peggio mettere in discussione la libertà d’insegnamento”, spiega, “i nostri sono dei semplici consigli da parte di genitori ed insegnanti che si rivolgono ad altri genitori e insegnanti. Abbiamo semplicemente voluto dire “non fidatevi ciecamente delle attività extracurriculari che vengono proposte ai vostri figli ma buttateci un occhio”.
Perché il problema sta proprio qui. Secondo le indicazioni della “Buona scuola”,
gli istituti scolastici sono tenuti a promuovere attività di contrasto al fenomeno del bullismo e alla violenza di genere. Molto spesso però, secondo il Comitato, nelle pieghe di queste attività di per sé validissime si nasconde l’ideologia gender ossia la volontà di spingere l’acceleratore verso un certa visione del mondo in cui la differenza di genere è frutto di mere scelte culturali con tutto quello che ne consegue. Andando bene al di là ovviamente del rispetto che si deve alle persone omosessuali.
Stando al dossier, il 40% delle scuole bolognesi accoglierebbe le tesi “genderiste” e il 37% ne sarebbe in qualche modo contagiato. “Noi non vogliamo imporre a nessuno le nostre idee”, continua Botti, “chiediamo però che quando nelle attività extracurriculari si affrontano temi eticamente sensibili
sia rispettato il ruolo educativo della famiglia e che di conseguenza venga sempre richiesto il consenso informato dei genitori”.