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lunedì 17 marzo 2025
 
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Fatima, la musulmana che non vuole il velo salvata dalla scuola

01/04/2017  I genitori avevano reso ancora più ossessivo il controllo su di lei e le sorelle. Ma Fatima si è ribellata. E gli insegnati e i compagni l'hanno aiutata a liberarsi da un incubo.

Questa volta l’ha salvata la scuola. La “sua” scuola. Gli insegnanti, che avevano stabilito un ottimo rapporto con lei guadagnandosi la sua confidenza. La preside, che ha capito immediatamente la gravità della situazione e ha inoltrato regolare e tempestiva denuncia ai Carabinieri. I compagni, che in segno di solidarietà, quando gli operatori dei servizi sociali sono venuti in classe insieme alle forze dell’ordine, per prelevarla e portarla in salvo, lontano dalle possibili ritorsioni della famiglia, si sono coperti il capo con quello che avevano a disposizione. Sciarpe, cappelli, i cappucci delle felpe. “Siamo tutti con te”, le hanno detto. Perché oggi Fatima, nome di fantasia, la ragazzina di 14 anni rasata a zero dalla madre perché aveva osato togliersi il velo appena fuori dal portone di casa, è stata trasferita insieme alle sorelle in una comunità d’accoglienza in una località che per ovvi motivi deve rimanere sconosciuta. Dopo la denuncia, ad opera della preside di una scuola media di Bologna, la notizia era trapelata sulla stampa e la ragazza, originaria del Bangladesh, non era più al sicuro.

 

Sulla vicenda è intervenuto Yassine Lafram, coordinatore della comunità dei musulmani bolognesi. “Per la tradizione islamica qualsiasi forma di imposizione rende l'atto stesso invalido”, ha affermato. Tutte le prescrizioni dell'Islam, dal digiuno del Ramadan all'andare in pellegrinaggio alla Mecca e naturalmente anche il velo per le donne “rientrano in una libera scelta della persona: nessuno può imporle, religiosamente parlando, qui siamo al di fuori del religioso: è un fatto che va inquadrato in un codice culturale particolare ed errato". Secondo Lafram è necessario “aiutare i familiari, anche la madre stessa, e capire che cosa l'ha spinta a compiere questo gesto, è troppo facile condannare e consegnarla al macello mediatico”.

 

C’è da augurarsi che la stessa comunità musulmana di Bologna si faccia carico di questa operazione di persuasione e convincimento. Forse avrebbe potuto pensarci anche prima, in ogni caso non è mai troppo tardi. Chi di più adatto per un compito di questo genere, certamente non facile in quanto i genitori di Fatima, che sono stati denunciati dai Carabinieri per il loro comportamento nei confronti delle figlie, vengono descritti come persone “molto chiuse”, anche se non risulterebbero radicalizzati. Fatima, nel suo sfogo, ha ammesso di non avere mai subito maltrattamenti fisici, ma continue minacce e ritorsioni psicologiche.

 

Ultimamente i genitori avevano reso ancora più ossessivo il controllo su di lei e le sorelle, arrivando a proibire alle ragazze di parlare con le loro amiche. Ma Fatima non accettava più queste imposizioni e a quanto pare era l’unica in famiglia a ribellarsi. A scuola - la ragazza frequenta la terza media - il suo profitto era molto buono e così il rapporto coi compagni. In classe si toglieva sempre il velo. Aveva fatto la sua scelta, una scelta di libertà che ad altre giovani donne ha finito col costare la vita. Questa volta la scuola ha capito ed ha scongiurato il peggio. Un esempio di ascolto e di attenzione da imitare, assolutamente.

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