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giovedì 23 gennaio 2025
 
L'evento
 

La musica antica, così attuale

11/08/2020  Intervista a Claudio Astronio, il direttore artistico del Festival Antiqua, che fa parte del Bolzano Festival Bozen. Un'edizione speciale, a causa del Covid, ma non meno stimolante, che valorizzerà al meglio gli spazi degli edifici religiosi

Musicista poliedrico, direttore d’orchestra e d’opera, collaborazioni illustri con Banda Osiris, Paolo Fresu, Maria Pia de Vito, Emma Kirkby, Gustav Leonhardt e tanti altri, Claudio Astronio è direttore artistico del Festival Antiqua, ramificazione della rassegna estiva Bolzano Festival Bozen che anche quest’anno, fino al 29 agosto porterà il meglio della classica nella città altoatesina. L’abbiamo incontrato per parlare di questo progetto che, nonostante tutte le difficoltà del momento, lancia un importante segnale di fiducia, riportando al centro del cuore del pubblico la musica antica e barocca.

Ci racconta come è nata l’idea di inserire fra le proposte del Bolzano Festival il progetto Antiqua?

Il Bolzano Festival Bozen (www.bolzanofestivalbozen.it) è da sempre l’unione di molte anime: in città esisteva già da tempo l’esperienza della residenza estiva dei giovani talenti della Gustav Mahler Jugendorchester - sogno di Claudio Abbado diventato realtà - esisteva un prestigioso concorso pianistico, il Ferruccio Busoni, c’erano le orchestre che il Comune di Bolzano invitava ogni anno, ed esisteva già il Festival Antiqua, che mi riguarda da vicino. L’idea è stata di creare un unico “contenitore” per queste differenti espressioni, per valorizzarle e gestirle al meglio, anche dal punto di vista organizzativo. Il risultato è un cartellone unico, che anche quest’anno, nonostante tutte le difficoltà, fino al 29 agosto regalerà alla città quasi quotidianamente piccoli e grandi happening, valorizzando a 360 gradi la musica classica e i suoi interpreti.

Cosa è per lei la musica antica?

È la mia vita e il mio lavoro. Ma è soprattutto un atteggiamento, non necessariamente legato a un autore o a un’epoca: si riferisce alla necessità di entrare in un mondo, studiarne gli strumenti, la prassi esecutiva. Questo vale per la musica del Quattrocento, del Cinquecento, ma funziona anche per Ravel, Beethoven, Brahms. E’ quella che gli inglesi chiamano historically informed performance, un approccio che si propone di essere il più fedele al modo e allo stile del periodo musicale in cui l’opera è stata concepita. L’uso degli strumenti dell’epoca è fondamentale: è così che si riesce a restituire il preciso timbro e temperamento che si respirava al momento della composizione originale. Il festival Antiqua nel tempo ha valorizzato al massimo quest’aspetto, lasciando però anche molto spazio all’innovazione e alla contaminazione: il repertorio barocco e tardo-barocco si incontrano così con la musica elettronica, dialogando con altre forme musicali e linguaggi.

In cosa è attuale la musica antica?

L’elemento più dirompente è che la musica antica, soprattutto il barocco italiano, non ha un’esecuzione preconcetta: l’improvvisazione ha una grandissima importanza. Molti compositori dell’epoca lasciavano una grande libertà interpretativa. Una sonata di Corelli per violino, ad esempio, deve essere improvvisata. Da questo punto di vista le linee di connessione con il jazz sono fortissime.

Ogni anno trovate sempre delle modalità originali per raccontare la musica antica, da cosa prendete ispirazione?

Ci lasciamo guidare dalla fantasia: cerchiamo di individuare un filo rosso che accompagni ogni edizione. Conta molto il nostro bagaglio, mio e di Marco Facchin, con cui condivido la direzione artistica. Entrambi siamo musicisti, quindi quello che facciamo, gli incontri e le esperienze musicali che viviamo sono costante fonte di ispirazione. Siamo sempre occhi aperti e orecchie in ascolto. Il nostro desiderio è di proporre sempre ascolti nuovi, collocarli in modo originale e inatteso, così da stimolare e far crescere l’esperienza del nostro pubblico.

Quale è il filo conduttore di Antiqua quest’anno?

Sarebbe stata una grande edizione con nomi di altissimo profilo: l’emergenza Covid ci ha costretti a ripensare tutto. Non ce la siamo sentita di lasciare Bolzano senza musica: abbiamo quindi inventato delle modalità originali per riportare la musica in città, lavorando sulla dimensione dello spazio e della distanza e rendendole parti fondamentali della performance musicale. Ci siamo spostati dalle sale alle chiese dove c’è maggior volume e le persone possono vivere l’esperienza di contatto con la musica in maggiore tranquillità. Il 12 agosto porteremo nella chiesa parrocchiale di Gries la prassi esecutiva dei “cori spezzati”, un tipo di musica che venne sviluppato nel tardo rinascimento e primo barocco per gli spazi unici della Basilica di San Marco a Venezia. Il 19 agosto, nel concerto Hidden Soloists, i musicisti si distribuiranno nello spazio del Duomo di Bolzano, nascosti dietro le colonne, e dialogheranno con la voce di Laura Catrani, cantante di musica contemporanea che si esibirà – unica presenza visibile – con la mascherina per ricordare il tempo che stiamo vivendo. L’ultimo concerto, quello del 26 agosto, la vedrà suonare con Leila Schayegh.

Da dove arriva il titolo della serata, “Meraviglia & Stravaganza”?

E’ la perfetta sintesi del barocco italiano: stravagante, eccessivo, desideroso di destare la meraviglia nel pubblico. All’epoca la grandiosità dei concerti era tale che accadeva che i teatri prendessero letteralmente fuoco durante gli spettacoli. L’effetto “wow” era la cifra che accomunava le esibizioni dell’epoca. Con Leila, una delle migliori violiniste barocche della nuova generazione, affronteremo un percorso che ci porterà lungo una linea immaginaria, dal Seicento al Settecento, e che metterà al centro una selezione di pezzi accomunati da un forte gusto sperimental-virtuoso.

Come immagina il festival del futuro?

Vorrei realizzare il mio sogno di sempre: renderlo tridimensionale. Accendere nuove collaborazioni, sviluppare nuovi progetti e produzioni. Incrociare il teatro, la danza, altre arti e linguaggi, riappropriandosi così della natura più intima e originaria della musica barocca…

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