La maledizione dei cinque anni. Sembra proprio una maledizione, quella di Bonucci e la difesa a quattro. Un po’ come nell’anno 2010, in cui il giocatore approda a una Juventus ancora acerba, allora guidata da Del Neri. In quell’occasione, il mister dei bianconeri si ostinava a far giocare il giocatore azzurro come centrale, all’interno però di una difesa a quattro. Risultato? Il numero 19, allora ventiduenne di grandissimo talento, sembra essere tornato sulla terra, cominciando a commettere errori tecnici clamorosi, che gli valgono il neologismo di “bonucciate”. Le cose cambiano però alla corte di Antonio Conte, che dopo averlo lasciato in panchina per un breve periodo, lo reinventa all’interno della ormai arcinota difesa a tre “BBC” (Barzagli-Bonucci-Chiellini), che sarà alla base di praticamente tutti i successi dei bianconeri dal 2012 in avanti. Bonucci, quindi, in quel fantomatico 2012, da “bollito” diventa uno dei cardini del reparto arretrato della nazionale azzurra e dei bianconeri.
No, non è la BBC. E cinque anni dopo? Se rimandassimo indietro la cassetta schiacciando il tasto "rewind" rivedremmo praticamente la stessa storia, solo con una maglia diversa, quella rossonera. Unica differenza (non da poco) è che oggi parliamo del giocatore senza dubbio più rappresentativo, almeno in difesa, della Nazionale (e anche il più vincente), e quindi tutti si aspetterebbero prestazioni straordinarie, visto e considerato il costo dell’operazione d’acquisto (42 milioni di euro) e il relativo peso dell’ingaggio (6,5 milioni netti più bonus). Ma non basta aver fatto parte della “BBC”, aver vinto fior di campionati in quel di Torino e aver partecipato a due finali di Champions League. Il calcio è, non a caso, uno sport di squadra, ed è proprio la squadra che deve funzionare, non il singolo. Ed è proprio quello che sta accadendo al Milan, una compagine praticamente totalmente rinnovata, con cambiamenti completi praticamente in ogni reparto. Se andiamo a guardare esempi simili, come per esempio il Manchester City in Premier League, è facile notare come non basti assolutamente avere una sfilza di campioni per realizzare un team vincente, ma ci vogliono i meccanismi giusti. Il Milan, almeno al momento, questi meccanismi non li ha assolutamente: non è un caso la sconfitta per 4 -1 contro la Lazio, un match in cui si è vista perfettamente la differenza di abitudine al gioco di squadra tra i biancocelesti e i rossoneri.
Capro espiatorio? Ha senso dunque attribuire a Bonucci le cause della sconfitta roboante dei meneghini? No, anche perché Leo, seppure sia un grande campione, è appena arrivato e dovrà pure adattarsi al nuovo ambiente e ai diversi interpreti delle fasi di gioco. Certo, il Milan ad oggi non è la Juventus, in cui si potrebbe inserire anche un giocatore del campionato di Promozione e farebbe la sua discreta figura. Per osservare un miglioramento delle prestazioni del viterbese, bisogna vederlo all’interno di una difesa a tre, perché la sua storia dice che giochi meglio a tre che a quattro, questo è indubbio. Dunque, non resta che aspettare che Montella rodi il sistema di gioco e inserisca Romagnoli nel reparto arretrato, in modo da poter concretizzare questo tanto agognato trio difensivo. Poi, per Bonucci, non ci saranno più scuse…