Come moltissimi altri italiani, anche nostra figlia di 20 anni ha provato a richiedere il bonus psicologo. Il nostro reddito ci faceva rientrare tra quelli che ne avevano diritto. Chiara attraversa da qualche mese un momento difficile, con crisi di ansia e attacchi di panico. Per questo ha iniziato un percorso di psicoterapia; con l’aiuto statale sperava di non dover pesare su di noi. Lei vorrebbe anche svolgere un lavoretto, ma non è facile trovarlo, è impegnata nello studio. E la sua ansia non l’aiuta. Purtroppo non ha ottenuto il bonus, ma noi l’aiuteremo comunque a superare questo difficile periodo. Secondo lei, ci voleva il Covid per capire che molte persone, specie giovani, hanno delle difficoltà per le quali non servono tanto le medicine quanto persone competenti che sappiano ascoltarle e aiutarle nel modo giusto? ILARIA
— Cara Ilaria, l’onda lunga del Covid ha fatto emergere, incrementandolo, un bisogno di sostegno preesistente, non adeguatamente riconosciuto dall’ente pubblico. Nei servizi pubblici, lo psicologo è spesso riservato alle persone che vivono sofferenze più gravi, siano essi maggiorenni o minori. Ma i malesseri legati alla crescita degli adolescenti rimangono in genere silenti, affidati alle consultazioni private e quindi condizionati dalle disponibilità economiche delle famiglie. L’istituzione del “bonus psicologo”, a seguito dei danni emotivi provocati dalla pandemia, con un finanziamento complessivo di 25 milioni di euro, è stato un atto di coraggio, perché ha fatto emergere questo bisogno. Le domande sono state quasi 400 mila, con un’ampia quota di persone sotto ai 30 anni. Tuttavia, ne sono state accolte solo una su dieci.
Ora la misura diventa strutturale, cioè stabile e non occasionale, ma finanziata con cifre minori: 5 milioni di euro per quest’anno, 8 per l’anno prossimo. Il che significa un numero ancora più piccolo di persone che l’otterranno. Il tutto a fronte di un disagio che aumenta, dovuto al Covid, ma anche alla crescita del senso di incertezza provocato dalla guerra, dalla crisi climatica, dalle rapidissime trasformazioni derivanti dalle tecnologie digitali. È auspicabile che vengano individuate nuove risorse da parte dello Stato per fare fronte a un malessere, soprattutto dei giovani, che ha costi sociali elevati. Così come c’è da augurarsi che, nei responsabili della cosa pubblica come nei cittadini, si faccia strada l’idea che benessere fisico e benessere psichico sono strettamente intrecciati, come lo sono il corpo e la mente: perseguire il primo senza sostenere il secondo può creare squilibri che si ripercuotono sull’intero corpo sociale