È una questione di diritti, calpestati e ignorati con una regolarità che porta inevitabilmente alla rassegnazione. Le donne, in Bosnia, sono ancora vittime di ingiustizie in ogni campo della loro vita, pubblica e privata: da quando sono bambine a quando diventano mamme, nonne, moglie, findanzate, amiche, colleghe. Non è una questione di età, ma di genere. È per questo che Tamat, onlus di Perugia, con il contributo del partner locale Orhideja, da sei mesi lavora per "riqualificare" il ruolo della donna all'interno della cultura maschilista imperante nel Paese. E la strada intrapresa è quella della prevenzione, del confronto, della messa in campo di sentimenti, debolezze e pregiudizi. Giocare a carte scoperte, insomma.
C'è ancora un anno di lavoro davanti, prima che il progetto "Yes equility" si completi ma in questi primi sette mesi i risultati hanno cominciato ad affiorare: i bambini, innanzitutto, forti della loro straordinaria capacità di assorbire messaggi trasformandoli e riproponendoli senza filtri. Come nel caso delle giornate del disegno, concluse con mostre che hanno visto la partecipazione di tante persone. Sono bastati pochi elementi perché gli oltre 250 studenti delle scuole elementari nelle municipalità di Stolac e Berkovici diventassero i primi messaggeri della lotta a ogni forma di discriminazione contro le donne.
Ma perché un progetto di questo tipo dia veramente i frutti sperati è ovvio che si debba intervenire su più fronti. Come nel caso degli adolescenti, età complicata per eccellenza, sui quali Tamat ha puntato molto per far passare un differente punto di vista sull'universo femminile. Con loro, la strumento di riflessione e confronto scelto per iniziare un cammino insieme è stato il video-documentario: dal soggetto alla regia passando per la recitazione, le dinamiche della condizione delle donne all'interno della comunità bosniaca diventeranno dei corti proiettati al pubblico nel mese di ottobre.
E proprio il pubblico è l'ultimo, essenziale, tassello per la riuscita del progetto: oltre ai quaranta adulti provenienti da diversi ambienti della società locale che sono stati chiamati a redigere un manifesto condiviso che "suggelli" l'impegno di tutti a favorire una maggiore partecipazione femminile a livello lavorativo. politio e sociale, è soprattutto dal passaparola, dal confronto, dal dialogo che si attendono risultati importanti.
La società civile è mezzo e fine di "Yes equality": non c'è aumento dell'attenzione e della consapevolezza su un tema fondamentale come quello della discriminazione delle donne senza un suo coinvolgimento diretto, senza se e senza ma, nel percorso di crescita.