Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli.
Due sconfitti. Un muro (la dittatura della finanza capace solo a speculare) che comincia a sgretolarsi. Un'Unione europea da riformare sulla base dei valori dei fondatori (non a caso molti dei quali cattolici convinti, come Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi). L'austerità da superare, a certe condizioni, benintenso, ma anche sapendo resistere a possibili ricatti futuri di Bruxelles. Gianni Bottalico conferma e rilancia. Parlando con Famiglia Cristiana, il presidente nazionale delle Acli ribadisce quanto detto a caldo, appena appresa la vittoria dei no. E allarga il discorso avanzando precise proposte da attuare a casa nostra.
«L'esito del referendum greco», esordisce Bottalico, «ha due grandi sconfitti. Il primo sconfitto è l'establishment tecnocratico
e politico che ha reso irriconoscibile il progetto europeo delle
origini, dando una priorità assoluta e insensata agli
interessi della finanza internazionale, a scapito della dignità del
lavoro e della democrazia.
L'altro
grande sconfitto è il blocco delle forze populiste e nazionaliste che,
cavalcando lo scontento diffuso per la crisi, rischiano di sfasciare
l'Europa. Il voto greco dimostra invece
che l'Europa è riformabile quando la sovranità torna al popolo sia a
livello nazionale che a quello comunitario».
«La
Grecia», prosegue il presidente nazionale delle Acli, «non avrà risolto i suoi problemi ma
l'esito della consultazione referendaria le conferisce adesso maggior
forza contrattuale, ottenuta nonostante l'ignobile
tentativo di condizionamento del voto messo in atto dalle istituzioni
finanziarie europee con la riduzione della liquidità di emergenza delle
banche greche, che costituisce un accanimento su pensionati e famiglie,
fatto da chi nel contempo pompa senza interruzione
quantità incomparabilmente superiori di liquidità nei bilanci degli
istituti di credito europei.
Il
voto del 5 luglio potrebbe essere ricordato come l'inizio del crollo
dell'ultima dittatura rimasta in Europa, quella dell’attività
finanziaria speculativa.
Bisogna
allora dare seguito a questa istanza di profondo cambiamento che arriva
dai Paesi meridionali dell'Europa: ieri la Grecia, domani la Spagna, il
Portogallo, l'Italia e la Francia».
«Nella
politica italiana si sente ora un coro unanime di critica
all'austerità», afferma Gianni Bottalico. «Ma saranno credibili solo coloro che alle parole faranno seguire anche (e soprattutto) i
fatti. Lo si capirà, ad esempio da come sarà articolata
la legge di stabilità 2016, se conterrà, nel contempo, più investimenti
per lavoro e sviluppo, più spesa sociale, con l'introduzione di una
misura universale per la lotta alla povertà (noi proponiamo l'introduzione del reddito di inclusione sociale), minori tasse per lavoratori
e famiglie e sui patrimoni immobiliari dei
ceti medio bassi, in modo da innescare un circolo virtuoso che porti
alla ripresa della domanda interna».
«La prima casa, in particolar modo, deve cessare di essere considerata un bancomat da cui attingere», puntualizza ancora Bottalico. «Uno Stato che taglia i trasferimenti a Regioni e Comuni costringendoli a rivalersi sulle abitazioni dei cittadini soffoca l'economia, non la promuove. Il superamento dell'austerità deve, da un lato, saper resistere a possibili futuri ricatti di Bruxelles e dall'altro non dev'essere inteso come un invito a sprecare risorse. L'abbiamo già fatto fin troppo, in passato. Tutto ciò implica la determinazione politica di ridiscutere vincoli e
trattati europei, di togliere immediatamente il pareggio
di bilancio dalla Costituzione, non fermandosi al primo no di qualche
euroburocrate, ma giungendo, se necessario, al ricorso al referendum
anche in Italia».