In Algeria finisce l’era di Abdelaziz Bouteflika, 82 anni, il presidente che si era insediato al potere nel 1999 e che fino a poche settimane fa, anche se ormai invalido nel corpo e nella mente, contava di ricandidarsi per un quinto mandato.
La situazione è precipitata in seguito alle pressioni della piazza, con manifestazioni imponenti che l’Algeria non vedeva da anni, ma soprattutto perché i militari hanno deciso di abbandonare al suo destino Bouteflika. Ancora il 1° aprile Bouteflika (o chi per lui) aveva annunciato che si sarebbe dimesso prima del 28 aprile, termine legale del suo mandato. Invece, meno di 24 ore dopo, ecco le dimissioni.
È stato decisivo l’intervento del generale Ahmed Gaïd Salah, capo di Stato Maggiore delle Forze Armate, un altro quasi ottuagenario come Bouteflika, il quale ha deciso si applicare senza indugi le disposizioni dell’articolo 102 della Costituzione, che prevede le dimissioni anticipate del presidente per motivi di salute.
Ora la presidenza ad interim è stata affidata a Abdelkader Bensalah (76 anni), presidente del Senato, uomo molto legato a Bouteflika. Bensalah dovrebbe gestire la fase di transizione che porterà a nuove elezioni, tuttavia in Algeria si apre ora una nuova pagina piena di incognite e sono sempre possibili sorprese.
È evidente l’esistenza di uno scontro di potere al vertice del cosiddetto “pouvoir”, la cupola di burocrati, militari, affaristi, uomini dei servizi segreti che da decenni governa l’Algeria. Negli ultimi giorni si è giocato un braccio di ferro fra i militari e il clan di Bouteflika e per ora la vittoria è in mano ai militari, arbitri del destino dell’Algeria dall’indipendenza ad oggi.
Il futuro è più che mai incerto, anche perché le forze di opposizione algerine appaiono deboli e frammentate. Le grandi manifestazioni popolari che hanno riempito le strade dell’Algeria dal 22 febbraio in poi sono state in gran parte spontanee, espressione di una insofferenza non solo contro Bouteflika, ma contro un sistema politico che ha tenuto l’Algeria ingessata per vent’anni. Cinquantacinque anni dopo l’indipendenza, l’Algeria è un paese bloccato a livello politico ed economico, incapace di esprimere una nuova classe dirigente. In un paese dove l’età media della popolazione è 28 anni, il tasso di disoccupazione nei giovani fra 16 e 24 anni tocca il 29,1 per cento. Bouteflika era riuscito a favorire la pacificazione dopo il tragico decennio del terrorismo che insanguinò l’Algeria alla fine del secolo scorso, ma poi non ha dato risposte e una visione di futuro a un popolo sempre più insofferente e frustrato.