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sabato 05 ottobre 2024
 
 

Braille night, il basket dei suoi, lo sport anche per i non vedenti

24/01/2024  Un'iniziativa della Pallacanestro Varese che mira a sensibilizzare i tifosi e non solo sulla cecità. Ce ne parla Daniele Cassioli, atleta paralimpico non vedente di sci nautico: «Si crede che chi non vede non possa assistere a una partita poiché non vede cosa accade in campo. E invece, grazie a delle mascherine per gli occhi che il pubblico potrà utilizzare per coprire gli occhi messe a disposizione durante la partita, tutti potranno sperimentare per 1 minuto la magia dei rumori nella pallacanestro»

Daniele Cassioli.
Daniele Cassioli.

«Braille night» è una fantastica idea della Pallacanestro Varese, e in particolare di Francesco Finazzer Flori, direttore marketing della squadra varesina, che mira a  sensibilizzare tifosi e non solo sulla cecità e, più in generale, sulle varie forme con cui si può conoscere il mondo. Daniele Cassioli, atleta paralimpico di sci nautico e presidente onorario di Piramis onlus, è entusiasta dell’iniziativa e la racconta volentieri nei dettagli. «Spesso», continua Cassioli, «si crede che chi non vede non possa assistere a una partita poiché non vede cosa accade in campo. E invece, grazie a delle mascherine per gli occhi che il pubblico potrà utilizzare per coprire gli occhi messe a disposizione durante la partita, tutti potranno sperimentare per 1 minuto la magia dei rumori nella pallacanestro: il rimbalzo del pallone, le scarpe dei giocatori che fischiano sul parquet e le voci degli allenatori.Le maglie da gioco avranno scritto “Varese” in Braille per fare cultura sul tema, cultura di cui c’è un grande bisogno, basti pensare che quasi nessun sito internet è completamente accessibile per chi ha una disabilità visiva e un sacco di bambini ciechi non fanno educazione fisica con i compagni a scuola».
In Europa è la prima volta. Nel mondo invece? 
«Per quanto riguarda il mondo noi ed i Cleveland Charge, squadra della lega di svilluppo NBA, affiliata ai Cavaliers condivideremo il primato essendo le prime due squadre sul pianeta a scendere in campo con queste divise a poche ore di distanza. Inoltre, nel Vecchio continente non è mai accaduto che in una partita ci fosse un’attenzione a 360 gradi su chi non vede».
Perché è importante parlarne?
«È importante parlarne perché la cecità è una di quelle disabilità che non si vede e quindi è poco conosciuta. Siamo molto più sensibilizzati sulla presenza delle barriere architettoniche, a partire da una rampa di scale, rispetto a tutto ciò che per chi non vede costituisce una vera e propria barriera all’accessibilità. Faccio un esempio: il Malpensa express che porta le persone tutti i giorni dalla stazione centrale di Milano all’aeroporto e viceversa, spesso non annuncia le fermate, un disagio che per chi è cieco diventa un vero e proprio problema. Il nostro Paese è pieno di mezzi pubblici che non annunciano le fermate. Più in generale, a prescindere dal tipo di disabilità, è sempre utile utilizzare lo sport come veicolo di messaggi sani e costruttivi per migliorare la civiltà.
Nel comunicato vengono segnalate alcune novità anche di tipo tecnico.
«Oltre a quanto già detto sarà previsto un servizio di audiodescrizione del match, così che anche chi non vede possa sapere cosa esattamente succede in campo. Questo è un altro bellissimo messaggio: possiamo ascoltare la partita e, quando i suoni non bastano, intervengono gli occhi degli altri. Io ho vissuto una marea di eventi sportivi e, per capire cosa accade in campo, è bellissimo mescolare riferimenti sonori, emozioni del pubblico e la descrizione di chi siede accanto a me. Inoltre il palazzetto varesino è sempre particolarmente caldo e questo rende anche per noi tutto molto più emozionante. L’ultima nota che mi gratifica è che le maglie del match saranno vendute all’asta e il ricavato andrà a Real Eyes Sport, l’associazione che ho la fortuna di presiedere e che nel 2023 ha portato più di 100 bambini non vedenti in Italia a fare sport».
Lei è anche un formatore per persone e aziende. Quale è l'apporto principale che si può dare ai soggetti con cui si rapporta sotto questa veste?
«La disabilità e poi le sfide nello sport mi hanno costretto prima e spinto poi a dare sempre qualcosina in più. Fin dai tempi delle scuole elementari io ero quello un pochino più svantaggiato, basti pensare che spesso i miei libri arrivavano nel secondo quadrimestre. Spesso però è proprio una situazione di difficoltà che ti consente di avere accesso a risorse interne inaspettate. La più grande ambizione per me è estrarre dalla mia storia tutti quegli elementi che possano essere d’ispirazione in modo trasversale: la fiducia, la costruzione di relazioni positive, la motivazione e il valore dell’allenamento costante, per citarne alcune. Inoltre sto studiando per ampliare i contenuti che posso mettere a disposizione e già mi occupo di progettare team building e momenti esperienziali per stimolare le popolazioni aziendali sull’importanza di costruire un clima sano in cui, per forza di cose, è più gratificante lavorare. Ultimamente poi ho una bellissima collaborazione con un importante gruppo che si occupa di stoccaggio di energie rinnovabili. Per questa organizzazione nettamente in crescita mi occupo di sviluppare tutti gli aspetti che riguardano l’inclusione».

 

 
 
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