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sabato 03 giugno 2023
 
 

Brasile, la rivincita della manioca

23/04/2010  Ricchissima di carboidrati questa pianta era considerata "cibo dei poveri". Ora invece, è "alla moda". E una cuoca di grido la porta nelle scuole.

Teresa Corçao ha un ristorante a Rio de Janeiro: si chiama O Navegador. Usa prodotti dell'agricoltura familiare acquistati dai contadini; nei menù indica l'origine delle materie prime. Ha fondato l'Istituto Maniva che sviluppa progetti nei settori dell'istruzione, della cultura, dell'agricoltura. Nel 2002 ha cominciato a lavorare sul Progetto Manioca, e insegnato a 1800 bambini le origini della manioca e la sua importanza per il Brasile.

     Teresa va nelle scuole, nei quartieri poveri, armata di pentole e fornelli. Coinvolge i bambini facendo loro toccare, annusare, impastare. La sua esperienza è stata portata d'esempio durante l'edizione di Terra madre, promossa in Brasile da Slow Food international lo scorso marzo. «L'importanza di questo prodotto è quasi sconosciuta qui da noi: per gli Amerindi, prima dell'arrivo di Pedro Alvares Cabral, lo scopritore del Brasile, la manioca era il cibo principale. Il grano europeo non si adattava alle nuove terre, e i coloni piantarono anch'essi manioca», sostiene Teresa. Detta anche cassava, o tapioca quando è farina, questa radice è presente in Brasile da oltre 10 000 anni e diffusa in Asia e in Africa. È una delle coltivazioni che forniscono una grande quantità di calorie per metro quadro; perciò è un alimento valido per chi ha bisogno di nutrirsi spendendo poco. «È l'alternativa sana al junk food, il cibo industriale a basso prezzo che diffonde obesità tra le classi povere. I bambini sono il nostro futuro, la manioca deve far parte della loro vita, come è sempre stato».  

 
 
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