Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 16 maggio 2025
 
il caso
 

Il giudice dà ragione a Breivik ma non c'è da stupirsi

20/04/2016  L’autore delle stragi del luglio 2011 a Utoya, in cui uccise 77 persone, ha vinto la causa contro lo Stato norvegese per violazione dei diritti umani. Secondo il tribunale di Oslo Breivik, in isolamento in carcere da cinque anni, «subisce trattamenti inumani e degradanti». Una sentenza dura ma non irragionevole per l'ipergarantista sistema norvegese

C’è un giudice (coraggioso) ad Oslo. Si chiama Helen Andenaes Sekulic, ha deciso che i diritti umani di Anders Behring Breivik, l’autore della strage di Utoya del 2011 in cui morirono 77 persone, sono stati violati dallo Stato norvegese e così ha motivato la sentenza: «Il divieto di trattamenti inumani e degradanti rappresenta un valore fondamentale in una società democratica. Questo vale anche nel caso di terroristi e assassini».  

È una sentenza che farà certamente discutere anche perché Breivik, condannato per terrorismo, è un personaggio estremamente provocatorio e insolente. All’udienza si era presentato in aula facendo il saluto nazista e nel 2014, per dire, aveva iniziato uno sciopero della fame chiedendo che gli fosse data la PlayStation 3. Di recente aveva anche scritto una lettera ai media norvegesi includendo tra i presunti soprusi subiti in carcere anche il fatto che il caffè della mensa venisse servito freddo, che la sua cella non aveva una vista, che non aveva abbastanza burro per il pane e che non gli era permesso usare una crema idratante.

Nel carcere di Skien, dove è detenuto, Breivik ha a disposizione una cella ampia, quasi un trilocale di 31 metri quadrati diviso in stanza da letto, stanza palestra e stanza lavoro più angolo cucina e servizi.
La Norvegia investe nelle carceri circa due miliardi di euro all’anno per i suoi circa quattromila detenuti
. L’Italia, per fare un paragone, ne spende tre a fronte di 53mila detenuti.

Breivik è stato condannato a 21 anni di carcere

La Norvegia ha abolito la pena di morte per i civili nel 1902, mentre l’ergastolo non esiste più dal 1981. Nel 1998 il ministero della Giustizia riformò i metodi e gli obiettivi del sistema penitenziario nazionale, dando esplicita priorità alla riabilitazione dei prigionieri attraverso l’educazione, la formazione lavorativa e la terapia. Partendo dall’idea che le carceri punitive non funzionano in termini di “rieducazione” e maggior sicurezza per i cittadini, nel realizzare il carcere di Halden (costato quasi duecento milioni di euro e definito dalla stampa internazionale “il carcere a 5 stelle” con trattamenti giudicati troppo morbidi per i detenuti) il governo norvegese aveva seguito il principio secondo cui è necessario che i detenuti siano trattati umanamente affinché abbiano maggiori possibilità di reinserimento nella società e minori incentivi a compiere nuovi reati.

Breivik adesso ha 37 anni, si trova in carcere dal luglio 2011 e sta scontando una pena di 21 anni estendibile se al suo termine sarà ritenuto ancora socialmente pericoloso. La corte di Oslo ha stabilito che il suo totale isolamento viola l'articolo 3 della Convenzione Europea dei diritti umani mentre, data l'alta pericolosità del detenuto, i limiti imposti ai suoi contatti e alla corrispondenza con l’esterno non sono in contraddizione con l'articolo 8 della stessa Convenzione. Il tribunale ha anche deciso che le autorità dovranno al terrorista un indennizzo di 330mila corone norvegesi, cioè circa 35mila euro, per i cinque anni trascorsi in stretto isolamento.
La Norvegia in nome dello Stato di diritto e dei suoi valori di garantismo ha deciso in questo modo tutelando anche i nemici che la vogliono distruggere. È una sentenza coraggiosa, per alcuni esagerata, ma non irragionevole.

WhatsApp logo
Segui il nostro canale WhatsApp
Notizie di valore, nessuno spam.
ISCRIVITI
Segui il Giubileo 2025 con Famiglia Cristiana
I vostri commenti
17

Stai visualizzando  dei 17 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo