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martedì 15 ottobre 2024
 
la storia
 

Brera in Humanitas, l'arte arriva in ospedale per curare e consolare

23/03/2023  Da Francesco Hayez a Piero della Francesca, da Lorenzo Lotto a Raffaello, i capolavori della Pinacoteca escono dal Museo per entrare nell’Istituto di Rozzano e permettere a pazienti e ospedale sanitario di vivere gli spazi della cura immersi nella bellezza

Il day hospital chirurgico con un dettaglio del Ritratto di Laura da Pola
Il day hospital chirurgico con un dettaglio del Ritratto di Laura da Pola

Piero della Francesca, Filippo De Pisis, Francesco Hayez, Silvestro Lega, Lorenzo Lotto, Giulio Cesare Procaccini, Raffaello. Sono solo alcuni dei “medici aggiunti” che da oggi popolano gli edifici dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano. La bellezza della loro arte come gesto di cura. I dettagli di alcune opere per umanizzare un luogo particolare come l’ospedale dove si accavallano sentimenti contrastanti: l’ansia per l’attesa di una diagnosi, la sofferenza di una cura gravosa, un decorso post-operatorio particolarmente complicato.

È il progetto “Brera in Humanitas”, che porta ventitré dettagli tratti da quindici capolavori della Pinacoteca di Brera nelle sale d’attesa e nei corridoi dell’ospedale. Ingrandimenti in maxi formato, realizzati a partire da riproduzioni a 680 milioni di pixel, per un totale di circa 400 metri quadrati di arte. Opere che saranno installazioni permanenti e potranno essere ammirare dalle 12mila persone che ogni giorno entrano in ospedale. Ci si può accomodare in sala d’attesa prima del ricovero e trovarsi nel giardino di Un dopo pranzo, sotto lo sguardo calmo delle donne ritratte da Silvestro Lega. Prepararsi alla seduta di Chemioterapia in 40 metri quadri di giardino ricolmo di zucche, in compagnia della Fruttivendola di Vicenzo Campi. Riposare tra le pennellate azzurre di Raffaello, all’ombra del tempio dello Sposalizio della Vergine su 12 metri di parete nell’area Check Up. Perdersi tra le acque placide di un paesaggio che, nell’Annunciazione del Francia, costituisce il piccolo sfondo della scena principale e che ora, in ospedale, diventa un’opera d’arte indipendente di dieci metri quadri. Oppure ammirare il dettaglio de Il Bacio di Hayez sugli otto metri di parete all’ingresso.

Il progetto è stato avviato nel 2021 da Alessandro Quarto, all’epoca vicedirettore della Pinacoteca di Brera e ora direttore del Museo Poldi Pezzoli, ed è un nuovo capitolo dopo “La Carrara in Humanitas” che nel 2018 ha portato l’arte del Museo Accademia Carrara negli ospedali Humanitas Gavazzeni e Castelli di Bergamo, in prima linea durante la pandemia. «L’idea di portare Brera qui è nata per caso dopo aver accompagnato un parente durante una visita all’Humanitas Gavazzeni di Bergamo dove sono rimasta molto colpita dalle installazioni artistiche», ha spiegato Quarto giovedì marttina nella conferenza stampa di presentazione, «l’arte conferisce una altra atmosfera all’attesa in ospedale e umanizza gli spazi di cura. Ho scritto subito ad Humanitas per lanciare una collaborazione con la Pinacoteca e prima di scegliere le opere abbiamo effettuato diversi sopralluoghi perché bisogna conoscere bene gli spazi. È stato un lavoro sinergico e stimolante».

La scelta dei dettagli da ingrandire in scala 1:36 (1 centimetro sul dipinto originale corrisponde ora a 36 centimetri sulla parete) si è focalizzata su gesti di cura, sguardi intensi e paesaggi, in un gioco di parallelismi tra l’arte come cura e la cura come arte. È così, ad esempio, che le delicate dita della donna che sorregge il Vaso di fiori di Hayez ricordano il gesto di un infermiere che sistema la flebo a un paziente. Questo dipinto, tra l’altro, non è attualmente esposto in Pinacoteca ed è quindi ammirabile esclusivamente nella sala d’attesa della Senologia di Humanitas.

«Siamo grati a Pinacoteca di Brera e ad Amici di Brera per aver partecipato con entusiasmo a questo progetto unico al mondo», ha dichiarato Gianfelice Rocca, Presidente di Humanitas, «un esempio di collaborazione tra due grandi istituzioni, fortemente radicate sul territorio ma con una chiara vocazione internazionale. Un’esperienza innovativa la cui filosofia è condivisa a livello mondiale da centri di ricerca e cura come Cleveland Clinic. Gli ospedali, infatti, sono un crocevia di bisogni, nodo vitale di competenze ed esperienze, dove il linguaggio della cura resta umano e si intreccia con l’innovazione tecnologica: qui l’arte e la bellezza diventano fattore di contatto tra le persone, di benessere e riflessione per pazienti e professionisti».

Ogni parete artistica è accompagnata da una didascalia in italiano e inglese. QR Code rimandano al sito del progetto (brera.in.humanitas.it), con approfondimenti su ogni opera esposta. Le immagini ad altissima risoluzione sono state stampate su uno speciale wallfilm che riproduce l’effetto materico delle tele, facendo risaltare pennellate e piccole crepe. Il progetto preserva gli elementi di funzionalità dell’ospedale: luci, regolatori di temperatura, estintori, uscite di sicurezza e monitor sono ora “incastonati” tra le pennellate dei Maestri di Brera. In Humanitas lavorano più di 900 medici, 400 ricercatori, oltre 1500 infermieri, tecnici, biologi, OSS e circa 600 persone di staff.

Per loro, l’ospedale ha organizzato visite in Museo e incontri di storia dell’arte in pausa pranzo con le Guide e i Servizi educativi di Brera, per conoscere in anteprima il progetto e diventare testimonial per gli altri colleghi e i pazienti. Così è nato anche il video del progetto, che ritrae veri professionisti di Humanitas nelle loro attività al servizio delle migliaia di persone che ogni giorno entrano in ospedale.

Serena Pagani è una delle infermiere che ha partecipato agli incontri di formazione in Brera ed è “testimonial” del progetto: «I pazienti dimostrano una grande sensibilità verso questi capolavori e nell’ammirarli provano un senso di libertà e di pace perché, almeno per un attimo, distolgono il pensiero dalla malattia. In un certo senso è come ampliare gli spazi delle sale d’attesa ed eliminare le barriere».

«Questa iniziativa», ha sottolineato James M. Bradburne, direttore della Pinacoteca di Brera e della Biblioteca Braidense, «fa la differenza per chi lavora, per chi è in visita a parenti o amici o per chi è in cura, contribuendo a rendere l'esperienza ospedaliera meno preoccupante e più rassicurante, mostrando dettagli di alcuni dei capolavori di Brera. Non tutti possono sempre venire in Museo, ma Brera è con voi quando ne avete più bisogno. Una proposta che si inserisce nel nostro progetto pluriennale Occorre tutta una città, che incoraggia la partecipazione di famiglie, bambini, con un’attenzione particolare a persone con bisogni speciali ribadendo il fondamentale ruolo sociale della cultura, pensando il museo come punto di riferimento per un’intera comunità».

«Tante volte», ha commentato Carlo Orsi, Presidente di Amici di Brera, «come associazione abbiamo potuto contemplare quanto l’arte è autentico beneficio in tanti e diversi contesti. Cito ad esempio il bellissimo progetto promosso con Progetto Itaca che ha permesso di formare come guide museali alcuni dei loro assistiti. Pensare che oggi i pazienti e il personale sanitario, di staff e tutti coloro che frequentano le strutture di Humanitas siano avvolti dal bello ci fa sperare che quelle riproduzioni possano dar loro la forza per affrontare e vivere il quotidiano. Gli Amici di Brera da sempre si pongono come obiettivo una maggiore conoscenza delle straordinarie opere presenti in Pinacoteca. Brera è un grande Museo, sempre più nel cuore di tutti noi».

Un dettaglio del Vaso di fiori di Hayez nell'ambulatorio di Senologia di Humanitas

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Brera in Humanitas, i capolavori dell'arte arrivano in ospedale
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