Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 08 ottobre 2024
 
 

Brescia: il vescovo e gli immigrati

22/05/2011  E' ripartita a Brescia la protesta degli immigrati le cui domande di regolarizzazione sono bloccate. E deve intervenire monsignor Monari.

Sei mesi fa erano saliti sulla gru, a Brescia, per rendere visibile la loro protesta. In seguito alla normativa per l’emersione dal lavoro nero (nota come la sanatoria per le colf e le badanti) un discreto numero di immigrati aveva chiesto ai rispettivi datori di lavoro di fare domanda per la loro regolarizzazione. La norma prevedeva una serie di fattori ostativi alla richiesta, vale a dire: gli immigrati che avevano compiuto determinate categorie di reati - compresi quelli  per i quali è prevista una pena detentiva da uno a quattro anni - non avrebbero potuto richiedere la regolarizzazione. 

     A sanatoria già avviata e a domande già presentate, la circolare Manganelli chiariva però che il reato di mancato ottemperamento dell’ordine del questore di allontanarsi dal territorio italiano (in pratica il reato di clandestinità per il quale è prevista appunto una pena che va da uno a quattro anni) era da considerarsi un ostacolo alla richiesta.

     È a quel punto che comincia a esplodere la protesta. Delle 11 mila domande presentate a Brescia, circa 8 mila avevano già ottenuto risposta. Le altre 3 mila si arenano. Esasperati dalla situazione gli immigrati decidono una protesta clamorosa e salgono sulla gru di piazza San Faustino, una delle piazze storiche della città. Con la recente sentenza della Corte di Giustizia europea, che ha dichiarato illegittima la pena per il reato di cui si diceva, gli immigrati sono tornati a sperare.

     A rafforzare il loro ottimismo anche gli esiti dei tanti ricorsi al Tar e, soprattutto,  il pronunciamento del Consiglio di Stato che ha stabilito una volta per tutte che quel reato “non è ostativo” alla richiesta di sanatoria. Ma alle speranze non si è ancora dato seguito e così gli immigrati, dopo aver ottenuto un inutile incontro con il prefetto, si sono diretti in piazza Duomo per ricominciare la protesta.

     "Ma non si dica che hanno occupato il Duomo", spiega padre Mario Toffari, direttore dell'Ufficio migranti della Diocesi di Brescia, che si era occupato del problema già all'epoca della "presa della gru": "Un centinaio di loro si è piazzato sul sagrato in segno di protesta e ha chiesto di parlare con il vescovo. Monsignor Monari è venuto e con molta chiarezza ha detto loro due cose: sono d'accordo con voi e cercherò di aiutarvi; ma questi metodi di lotta sono discutibili e rischiano più che altro di alienarvi la simpatia della gente".

- A proposito di simpatia: quali reazioni raccoglie Lei in giro per la Diocesi?

     "Come Ufficio migranti abbiamo preso, insieme con i sindacati, una posizione precisa a favore dei diritti di questa gente. Inoltre, io ho fatto moltissimi incontri in tutta la Diocesi per presentare la Lettera di monsignor Monari sulla pastorale per gli immigrati e non ho mai trovato nessun cattolico che sia contrario. Tutti, però, dicono la stessa cosa: adesso il problema è politico e ognuno deve impegnarsi nel proprio ambito e nella propria aoppartenenza politica per risolverlo. Certe manifestazioni, ripeto, possono invece solo complicare ulteriormente le cose".

I vostri commenti
3

Stai visualizzando  dei 3 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo